di Emilio Garofalo
In Egitto sono cominciate le consultazioni per eleggere l’Assemblea del Popolo. Cominciamo subito col dire che le complesse operazioni di voto non ci consentono di fornire un’informazione dettagliata in merito agli esiti delle votazioni, per una serie di motivi.
Vediamoli, nel dettaglio. Innanzitutto, i dati non sono confermati né dalle autorità né dalle agenzie di stampa. Le notizie giungono, dunque, con difficoltà da un Paese che pure, a sua volta con grande difficoltà, sta provando a risorgere sulle ceneri del proprio passato.
La procedura delle consultazioni, poi, prevede una farraginosità e una complessità enormi. Le urne, infatti, si chiuderanno definitivamente nel periodo che va da febbraio a marzo prossimi. In questi giorni è stato convocato solo 1/3 della popolazione.
Effettuata questa necessaria premessa, si può ora procedere con l’analisi di quanto sta accadendo, senza dimenticare che, in un territorio caratterizzato da una grandissima confusione, potrebbero presto mutare gli scenari che stiamo raccontando.
Tuttavia, una qualche diagnosi la si può effettuare. Le elezioni parlamentari si stanno svolgendo in un clima schizofrenico, che vede alternarsi scontri, talvolta anche gravi con spargimenti di sangue, a momenti di quiete apparente, con gli aventi diritto al voto ordinati e compiti nell’espletamento dei propri doveri.
Nelle circoscrizioni scrutinate è in testa il partito Libertà e Giustizia, vicino ai Fratelli Musulmani. La coalizione avrebbe ottenuto il 40% dei voti. La stima, tuttavia, potrebbe rivelarsi inesatta, dal momento che, nei prossimi giorni, gli egiziani saranno richiamati alle urne per i ballottaggi e, nelle prossime settimane, prenderà l’avvio la successiva fase delle elezioni. Al secondo posto ci sarebbero i salafiti, rappresentati dal partito al-Nour. Questa, se fosse effettiva, sarebbe un’ambigua dimostrazione del popolo di voler restaurare la propria nazione. Al-Nour, infatti, è un consesso di rappresentanze che guarda al fondamentalismo islamico. In coda ci sarebbero i laici del Blocco Egiziano.
Questa presunta vincita dei Fratelli Musulmani (ormai certa nella sostanza in questa prima fase ma inesatta solo nelle percentuali) è la naturale conseguenza della loro strenua resistenza al regime di Mubarak. Ulteriore dato che possiamo fornire con sicurezza è lo sforzo che la popolazione sta compiendo di non farsi condizionare dal clima di terrore diffusosi, come un morbo, nel terreno fertile dell’instabilità politica, a seguito della caduta del vecchio leader. I dubbi che sorgono sono relativi alle scelte politiche dei futuri amministratori. Ci si chiede se le coalizioni potranno unirsi in patti governativi e cosa ne sarà dell’intesa che il Paese ha sempre avuto con l’alleato statunitense.
Ma dare ora una risposta a queste domande sarebbe un azzardo. E’ più opportuno attendere lo sviluppo degli eventi. Solo così si può cercare di capire, nell’esatto momento in cui vengono scritte, queste importanti pagine di storia contemporanea.
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