di Federica Osto
Annarosa Dal Maso, nonna scrittrice settantatreenne, usa Facebook e Skype per autopromuoversi e viaggia su e giù per il Veneto presentando i suoi sette libri nei comuni e nelle scuole. La peculiarità della narratrice è di trattare in modo semplice e scorrevole usi e tradizioni del vicentino rurale, un passato che il boom economico degli anni ’70 sembrerebbe aver irrimediabilmente cancellato. Pur non avendo seguito i classici percorsi scolastici e presentandosi come autodidatta, in questi vent’anni da scrittrice ha dimostrato di coniugare suoni e ritmi nella ricerca di in una frase ben fatta, e di non dare alle stampe un testo senza essere sicura che avrà un buon impatto nel suo pubblico di riferimento.
Il suo secondo libro (dopo “La Ragazza Lentigginosa”, 1991), “Emozioni di una Giovane Emigrante” è forse il più profondo e ricco di spunti di riflessione per chi, sentendosi apolide, è alla ricerca di una propria identità. Il punto nevralgico dell’opera è la descrizione della quotidianità di una diciottenne italiana all’estero nel 1956, tra miti, paure e realtà.
La Dal Maso parla di sé stessa e lo fa con ironico distacco. Si rivede “magrolina in un universo parallelo”, ma anche capace di prendere la propria forza dalla Fede per affrontare gli ostacoli nel proprio percorso. Nel raccontare a distanza di anni fatti realmente avvenuti riesce a unire la cronaca rosa ( con l’imbarazzo delle prime “cotte” e le vicissitudini delle sorelle sposate e stabilitesi nel paese straniero), all’amarcord (la nostalgia per la madre in patria e i paesaggi familiari e lontani) al romanzo giallo (tra la ricostruzione dei motivi della morte misteriosa del padre e le atmosfere noir delle vecchie mansarde).
Con spirito didascalico dipinge in pochi tratti le difficoltà legate all’apprendimento della lingua francese e le dinamiche del lavoro come “ragazza alla pari” per una ricca famiglia amante di lussi e viaggi. Proprio accompagnando i due coniugi e la loro unica figlia nelle località più alla moda d’Europa l’ormai ventunenne dai capelli rossi rischierà di perdere la consapevolezza delle proprie radici, salvo tornare bruscamente alla realtà con il ritorno al punto d’inizio. “Un viaggio non è davvero tale se prima o poi non si è obbligati a tornare indietro”, penserà, e a Chiampo, richiamata dalla madre in difficoltà, si scontrerà con un bigottismo nel quale non potrà riconoscersi, esaltato dal divieto per una donna di indossare i pantaloni, dall’obbligo morale di dover trovare un marito e sposarsi, e seguire la rotta di ogni ragazza per bene fondando una famiglia. La saga familiare continuerà nelle opere a seguire, dove, con tratteggio impressionista, l’autrice riuscirà a evadere dalla formalità dei testi saggistici per mostrare la bellezza della propria anima.
Modella, venditrice di pentole, pittrice, poetessa e saggista, la Dal Maso non solo ha fatto della propria vita ciò che desiderava, ma ha anche mostrato che il Novecento di una donna di provincia non è stato poi così noioso come molti potrebbero pensare.
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