di Giuliano Luongo
Il 15 gennaio si sono tenute le attese elezioni legislative in Kazakhstan e come prospettato – e temuto o sperato, a seconda della vicinanza al partito e alla linea governativa – da molti analisti il partito del Presidente in carica Nursultan Nazarbayev, il Nur Otan, ha preso “appena” l’80,74% dei voti, volendo prendere per buoni i risultati preliminari pubblicati dalla Commissione Elettorale Centrale di Astana.
Le uniche altre due fazioni in grado di superare lo sbarramento del 7% sono state il partito Ak Zhol (partito democratico, vicino a piccoli affaristi, al 7,46%) e il Partito Comunista del Kazakhstan, al 7,2%. Le votazioni si sono svolte senza incidenti degni di nota, senza dimenticare che, con una manovra a sorpresa, Nazarbayev in persona ha cancellato tramite veto la sospensione delle elezioni nella “ribelle” regione di Zhanaozen.
In ogni caso, a prescindere dalla spinta al multipartitismo e alla trasparenza che il Presidente sta cercando di dare, va segnalato che l’OSCE ha comunque dato un parere fortemente negativo sullo svolgimento di queste ultime consultazioni elettorali, arrivando a sostenere sul proprio sito ufficiale che “nonostante il dichiarato impegno del governo nel raggiungere gli standard internazionali, il voto ancora non ha raggiunto i principi fondamentali delle elezioni democratiche”. Le critiche della nota organizzazione internazionale hanno colpito il processo del conteggio dei voti, definito “mancante di trasparenza e rispetto di procedure, con casi di brogli”. L’OSCE ha inoltre sottolineato il fatto che ad alcuni partiti è stato impedito di partecipare alle elezioni, e che alcuni singoli candidati sono stati eliminati sommariamente dalla corsa elettorale.
Il direttore della missione degli osservatori OSCE in Kazakhstan Joao Soares ha sottolineato inoltre che, se l’intenzione del governo kazako di arrivare ad un Parlamento realmente multipartitico fosse stata seria, si sarebbe dovuto permettere un accesso maggiore dei partiti d’opposizione alle elezioni.
Ricordiamo inoltre che Bulat Abilov, il leader del Partito Socialdemocratico Nazionale (fazione che non è riuscita a giungere in Parlamento), ha già dichiarato l’intenzione di organizzare manifestazioni per un voto “più equo”, se l’intero partito lo appoggerà.
Resta dunque da vedere quali saranno le reazioni della popolazione una volta confermati i risultati: in ogni caso, si fa strada la quasi totale certezza del fatto che la presa del Nur Otan e di Nazarbayev sul Paese si conferma fortissima, con un’opposizione parlamentare che, seppur presente, rimane relegata a un numero di consensi – e dunque d’influenza politica – molto basso.
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