La bellezza – I cento passi

di Maria Teresa Scionti

Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978, oggi 5 gennaio 2012 avrebbe compiuto 64 anni. Lo ricordiamo con questo spezzone del film “I cento passi”, dedicato alla vita, alle lotte e all’omicidio di questo uomo che ha combattuto con ogni mezzo per la libertà propria e della propria terra.

Oggi avrebbe compiuto 64 anni il ragazzo di Cinisi che ha fatto della lotta contro la mafia la sua missione di vita. Un “ribelle”, costretto, suo malgrado, in un sistema corrotto di clan che lo coinvolge in prima persona e infetta la sua famiglia.

Il marito di sua zia, Cesare Manzella, era un boss di prima grandezza nel firmamento delle coppole. Suo padre, Luigi, aveva un amico che era il numero uno di Cosa nostra, Tano Badalamenti, che sarà anche suo carnefice.

La breve, ma intensa, vita di Peppino si può riassumere come una lotta accesa e senza esclusione di colpi contro la mafia e i suoi precursori attuata attraverso Radio Aut, da lui stesso ideata, nei suoi discorsi e nelle sue battaglie, ma, soprattutto, con la partecipazione attiva al PSIUP, con il quale conduce le lotte dei contadini, espropriati delle proprie terre, per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.

Morì il 9 Maggio del 1978, si disse subito che si trattava di atto terroristico e di suicidio, poi il caso venne messo in ombra dalla restituzione del cadavere di Aldo Moro nello stesso giorno, ma in realtà, si trattò di omicidio per mezzo di una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia, commissionato da Badalamenti, u zù Tanu.

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Si era candidato nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, ma, evidentemente avrebbe potuto occupare un posto scomodo. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale.

Un amico lo ricorda: «Oggi Peppino doveva tenere il suo primo comizio … ma non ci sarà nessun comizio … Peppino non c’è più … Peppino è morto … si è suicidato … Non sorprendetevi perchè le cose sono andate veramente così … lo dicono i carabinieri, lo dice il magistrato … hanno trovato un biglietto: “Voglio abbandonare la vita e la politica”, ecco, questa sarebbe la prova del suicidio … una dimostrazione … e lui per abbandonare la vita e la politica che cosa fa? Va in una ferrovia, comincia a sbattere la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari: suicidio. Come l’anarchico Pinelli che vola dalle finestre della questura di Milano, oppure come l’editore Feltrinelli che salta in aria sui tralicci dell’Enel, tutti suicidi. Questo leggerete domani sui giornali. Questo vedrete alla televisione. Anzi, non leggerete proprio niente. Perchè domani stampa e televisione daranno un caso importante: il ritrovamento a Roma dell’onorevole Aldo Moro, ammazzato come un cane dalle brigate rosse, e questa è una notizia che naturalm ente fa impallidire tutto il resto, ma chi se ne frega del piccolo sicliano di provincia? Chi se ne fotte di questo Peppino Impastato? Adesso fate una cosa: spegnetela questa radio, voltatevi pure dall’altra parte, tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare, voi avete dalla vostra la forza del buon senso, quella che non aveva Peppino. Domani ci saranno i funerali, voi non andateci. Lasciamolo solo. E diciamolo una volta per tutte, che noi siciliani la mafia la vogliamo, ma no perchè ci fa paura, perchè ci da sicurezza, pechè ci identifica, perchè ci piace … noi siamo la mafia, e tu Peppino non sei stato altro che un pvero illuso … tu sei stato un ingenuo, un nuddu mmiscatu ccu niente. »

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In realtà, una voce fuori dal coro che voleva far uscire la Terra dei Vespri e degli Aranci da un sistema che l’avrebbe presto portata verso il declino. Sono passati troppi anni da quel giorno, altro sangue di innocenti è stato sparso, la mafia è riuscita a vincere questa battaglia, ma non riuscirà a vincere la guerra se ci saranno persone come Peppino, unite, con degli ideali forti , solo così il suo sacrificio e quello di tutti coloro che sono morti in nome della giustizia non sarà stato vano.

AUGURI, PEPPINO!

«Mio padre è solo un mafioso, uno dei tanti.

Mio padre, la mia famiglia, il mio paese!

Io voglio fottermene!

Io voglio dire che la mafia è una montagna di merda!

Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo!

Noi ci dobbiamo ribellare.

Prima che sia troppo tardi!

Prima di abituarci alle loro facce!

Prima di non accorgerci più di niente ! »


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