La “fiaba” di Tony Iwobi, nigeriano e leghista

di Roberto Carroll

Finisce sulla prima pagina dell’Eco di Bergamo la fiabesca avventura politica di Tony Iwobi, trentacinquenne di origini nigeriane, militante della Lega Nord, divenuto nuovo assessore ai Servizi sociali nella giunta Comunale di Spirano, paesino della bassa bergamasca.

“Tony è sempre stato il nostro volano. Nero e leghista? Ricordo a tutti che è stato lui ad accogliermi nella Lega. Tony è leghista da molto prima di me”, spiega il sindaco ai lettori. Ed il nuovo assessore dichiara: “ La Lega? Ho abbracciato il suo progetto nel 1993 quando predicava il federalismo. Arrivavo dalla Nigeria, una nazione federalista e m piaceva quell’idea”. Nel quadretto che segue veniamo informati dell’arrivo di Tony nel nostro paese, dei suoi duri primi tempi: “Quando sono arrivato qui più di trent’anni fa ero super controllato. I poliziotti venivano a casa mia due volte la settimana, oggi che fine hanno fatto i controlli?”(una dichiarazione all’insegna dell’ordine, legalità, sicurezza che la saggezza bergamasca traduce con un: fò da i ball i terun…). Ci parla del rapporto umano che vive con i compagni di Partito, del suo sentirsi cittadino del mondo, del suo matrimonio con una donna bergamasca, del suo essere nonno, del suo lavoro presso l’ospedale di Treviglio dove ne gestisce con una sua ditta i sistemi informatici. Insomma è una vera e propria favola a lieto fine, degna di far parte di quella mitologia designata come “Sogno americano”.

Certo, lascia un po’ di perplessità o un che di inquietudine vedere un nigeriano militante nella Lega, un partito che non abbraccia propriamente la fratellanza tra i popoli, soprattutto se hanno la cattiva abitudine di essere estranei al suolo irradiato dal sole delle Alpi; un Partito che ha sempre fatto dei distinguo sulle appartenenze territoriali in quanto “ i negri sono negri” e se proprio li si vuole aiutare che aspettino gli aiuti a casa loro. Insomma, quando gli è andata bene, gli africani sono stati etichettati ( e la cultura in merito non è cambiata) come scansafatiche, pataccari che rovinano il commercio agli onesti mettendosi sui marciapiedi di Bergamo a vendere i loro oggetti senza pagare le tasse. Quando invece si è voluto elevare il tono culturale le etichette son divenute quelle di papponi e spacciatori.

Va dunque in merito al buon Tony l’aver trovato un proprio posto al sole in mezzo a tanta diffidenza. Parafrasando una nota canzone si convalida che “Uno su mille ce la fa”. Ma come si comporterà l’assessore quando avrà a che fare con i discorsi tipici della base? Quella base che appunto dipinge le persone di colore o di altre etnie con gli appellativi citati sopra? Tacerà? Dirà che non si può fare di ogni erba un fascio e che le persone vanno valutate più individualmente che collettivamente? Vivendo nelle zone immagino che le risposte a tale difese siano del genere “Lascia perdere te, che sei diverso agli altri. I neger son quasi tutti come diciamo noi…guardati attorno…è pieno di battone nigeriane e proprio nel Comune dove stai tu…”. Oppure i leghisti argomenteranno in diverso modo? Se fosse quest’ultima ipotesi, ebbene toccherebbe ricredersi sulla Lega ed in tal caso pensare che i Borghezio, i Salvini, i Calderoli siano come li dipingeva berlusconi: elementi folkloristici e nulla più.

Il rischio di commentare questa vicenda è di essere etichettati come razzisti all’incontrario. La prima obiezione con cui ci si dovrebbe confrontare sarebbe: perché, secondo te un nero non può appartenere alla Lega? Ecco, io mi troverei a rispondere: no, se ha dignità per ciò che il colore della sua pelle rappresenta non può esserlo.

Non può esserlo perché diventa la macchietta di se stesso: benessere, integrazione, successo, carriera politica da parte di quelli che in tutti questi anni hanno fomentato l’odio verso i meridionali prima e gli extracomunitari dopo, gli stessi che hanno introdotto il reato di clandestinità ma al contempo hanno sfruttato col lavoro irregolare proprio i clandestini; gli stessi che riempiono le chiese e pregano le loro numerose Madonne ma vorrebbero prendere a cannonate le carrette del mare. In mezzo a tutti, sì: ma non tra loro.

Ecco, un nero leghista mi lascia davvero perplesso. Non posso fare a meno di associarlo a Michael Jackson che col passar del tempo si sbiancò. Urge dibattito.


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12 Comments

  • “se ha dignità per ciò che il colore della sua pelle rappresenta”;

    ma che cosa vuol dire questa frase? alcuni hanno giustificato i loro crimini col colore della pelle, altri sulla base di differenze ideologiche ed altri hanno compiuto crimini in nome della religione, di un dio. Quindi mr Tony dovrebbe odiare i bianchi, anche quelli del suo partito che lo stimano?
    odiose e velenose considerazioni quelle dell’articolo.

  • chi ha scritto un articolo è un povero razzista. Ha messo le mani scrivendo che già immaginava le accuse che potevano essergli fatte, quindi probabilmente se ne rende conto benissimo anche lui. Io non sono bianca, ma sono italiana d’adozione e ne sono fiera. La mia cultura non c’entra un bel niente con la mia razza, perchè forse sfugge che la mentalità ha poco a che fare con il dna, ma è solo il risultato del contesto sociale in cui si vive.
    Quei commenti razzisti di persone immaginarie rivolti a Iwobi, probabilmente gli sono venuti in testa perchè è esattamente quello che pensa lui.
    Non gli va giù che il bene trionfi perchè altrimenti i gruppi arcobaleno, le manifestazioni anti-razziste ecc, non funzionerebbero più.

    Iwobi ha dimostrato intelligenza e ha dimostrato che le persone per bene vengono accettate da chi ha un cervello, a prescindere dal colore della pelle.

  • E’ un nero che rinuncia ai significati più profondi del colore della propria pelle. Si è spogliato della propria appartenenza, non potendosi sbiancare altrimenti. Non abbiamo bisogno di neri “sbiancati”, ma di uomini capaci di lottare per la propria storia antropologica ed umana. Dire che quell’uomo è macchietta di se stesso è risparmiarlo con l’ironia dalla sanzione per la sua abiura ai valori profondi della dignità e dell’appartenenza sanciti peraltro dall’ONU nel 2010 con la legge sul riconoscimento dei DIRITTI delle diversità. Marco

    • Il colore della pelle? Mero dettaglio utile ad una migliore sopravvivenza in Africa. Non ti rende migliore o peggiore. Solo i razzisti la pensano diversamente, inclusi i razzisti al contrario.

    • ci puoi spiegare quali sono i significati più profondi del colore della pelle? nera, bianca, gialla o rossa che sia?
      controllati e se non sai cosa scrivi..non scrivere! ..nemmeno l’UN ti può salvare!

  • Si comincia alla terza riga ad alterare la realtà e li ho interrotto la lettura perchè sono iniziati i presupposti che l’articolo sarà falso.

  • Allora la cosa non mi scandalizza nemeno un pò, e sapete il perchè: io da inizio febbraio lavorero come consulente informatico al Brown’s Hotel di Londra. Questo grand hotel di 5 stelle fa parte della catena Rocco Forte. Ora il padre di questo signore Carlo Forte nato vicino a Frosinone arrivò in Scozia nei primi anni ’20 e vi aprì una latteria. Nel giro di 60 anni divenne padrone della più famosa catena di Grand Hotel delle isole britanniche e negli aggi ’80 su proposta di Margareth Thatcher (vi ricordate quella lurida reazionaria) fu nominato da Saa Maestà la Regina Elisabetta II Lord Charles Forte ovvero Pari d’Inghilterra. Quindi un candidato assessore dalla pellenera in quota Lega Nord a me non da alcun fastidio: se un “macaroni” può diventare Lord anche un “negro” può diventare assessore leghista in Lomabrdia!!!

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