di Valentina Pomatto
Il 2012 in Senegal si è aperto con la notizia della candidatura del famoso cantante Youssou Ndour alle presidenziali di febbraio.
L’icona della musica senegalese, ben nota anche all’estero, poco meno di un anno fa aveva dichiarato che non avrebbe corso alle presidenziali del suo Paese. Ha invece cambiato idea, annunciando ufficialmente pochi giorni fa la sua candidatura e presentandosi come un’alternativa al regime liberale cosiddetto dell’ “alternance”, cominciato nel 2000 con l’arrivo al potere dell’attuale presidente Wade.
L’85enne Wade, la cui elezione era dipesa in particolar modo dal supporto della componente più giovane dell’elettorato, sembra non riesca più a rispondere ai bisogni e alle aspirazioni della gioventù senegalese. In un Paese dove il 64% della popolazione ha meno di 25 anni, la candidatura del celeberrimo cantante potrebbe invece attirare parecchi voti.
I principali giornali senegalesi hanno riportato quanto pronunciato da Youssou Ndour nel discorso del 2 gennaio, durante il quale ha annunciato la sua discesa nell’arena politica. A chi lo critica perché non abbastanza istruito per poter ambire alla presidenza, né esperto nella gestione degli affari statali, Youssou Ndour ha risposto: “Non ho fatto studi superiori, ma la Presidenza è una funzione, non un mestiere. Ho imparato molto nella scuola del mondo, il viaggio istruisce tanto quanto i libri”. E ancora: “Vorrei fare del Senegal un Paese che si fa da solo grazie alla forza dell’infanzia. La mia vita è fatta al 10% d’ispirazione e al 90% di sudore”.
Motiva la sua candidatura come una risposta alla richiesta dei tanti che hanno fiducia in lui e sognano un “nuovo” Senegal: “Molti mi hanno chiesto di candidarmi, ho ascoltato, ho compreso e rispondo favorevolmente”.
Leader e fondatore del movimento «Fekke ma ci bolé» (in wolof “Sono qui, quindi mi impegno”), definisce la sua candidatura come un “dovere patriottico, il miglior dono di sé” e imposta il suo programma su punti fondamentali, ma ancora alquanto astratti: autosufficienza alimentare, educazione per tutti, grandi lavori pubblici secondo le esigenze del Paese e al di là dei calcoli elettorali.
Giocano a su favore numerosi elementi: primo di tutti, la grande popolarità di cui gode sin dall’inzio della sua carriera negli anni 80, che lo ha fatto divenire re indiscusso dello M’balax, genere musicale onnipresente nella vita quotidiana senegalese.
Non è conosciuto solo perché cantante di fama internazionale, ma anche come uomo d’affari, proprietario di importanti mezzi di comunicazione: il gruppo Future Médias comprende radio, televisione e il diffusissimo quotidiano l’Observateur. Il forte ascendente mediatico del candidato è dunque amplificato dal fatto che disponga di mezzi di comunicazione con ampio seguito nel Paese, ai quali si potrà appoggiare per condurre la sua campagna verso le presidenziali.
La sua figura riscuote ammirazione per il percorso esemplare che lo ha portato da ragazzo di una famiglia umile del quartiere popolare Medina di Dakar a stella della canzone senegalese nel mondo. Insomma, una sorta di “self-made man” alla senegalese, che però non ha dimenticato le sue origini e si è impegnato nel sociale creando una fondazione di beneficenza e una società di micro-credito, cantando per le vittime di carestie, guerre e disastri naturali e diventando Ambasciatore dell’UNICEF.
Senza contare che la sua popolarità gli ha permesso di creare un’invidiabile rete di contatti ad altissimo livello: è stato ricevuto da Barack Obama, intrattiene rapporti con in sindaco di New York, con gli ex-presidenti Bush e Clinton, ha ricevuto in visita a Dakar Martine Aubry e a novembre si è recato in Guinea per incontrare il Presidente Alpha Condé.
Ma tutto questo basta per poter candidarsi alla presidenza di un Paese? Se da un lato la sua candidatura ha ravvivato le speranze di alcuni suoi connazionali, dall’altro ha sollevato dubbi nei più scettici: può un uomo dello spettacolo ambire alla più alta carica dello Stato, senza avere avuto alcuna esperienza nella gestione della cosa pubblica? Si tratta di una mera trovata folcloristica, di scarsa credibilità? Come reagirà il Senegal, che si considera patria degli intellettuali africani, alla candidatura di un cantante che non dispone di titoli di studio?
Certamente la corsa alle presidenziali di Youssou Ndour è un’opportunità e un rischio allo stesso tempo: un eventuale flop danneggerebbe la sua immagine e la sua notorietà.
Ma Youssou Ndour si dice pronto a battersi contro quella che chiama “la presa in ostaggio del Paese da parte dei politici” e a confrontarsi alle urne con una ventina di altri concorrenti che hanno già presentato la loro candidatura.
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[…] Youssou Ndour, icona della musica africana ben nota anche all’estero, è diventato il nuovo ministro della Cultura e del Turismo senegalese. Il nuovo presidente Macky Sall ha inserito anche il suo nome nella lista dei ministri che saranno guidati dal premier Abdoul Mbaye. A gennaio aveva annunciato la sua candidatura, definendolo un “dovere patriottico“. […]