La legge che criminalizza la negazione del genocidio armeno è «incostituzionale» perché contraria alla libertà di espressione. La decisione della più alta autorità giurisdizionale francese segna una smacco per il presidente Sarkozy, che avrebbe dovuto ratificare la legge entro febbraio.
Il testo era stato adottato in via definitiva lo scorso 23 gennaio dal Parlamento francese e prevedeva un anno di reclusione e una multa di 45 mila euro chi negasse il genocidio degli armeni. Ovviamente durissime erano state le proteste della Turchia, che aveva congelato la collaborazione politica e militare con la Francia e ritirato il suo ambasciatore. Minacciava di escludere i francesi da appalti pubblici, di boicottaggio di prodotti francesi, di manifestazioni di piazza e attacchi di hacker. La Turchia considera l’accusa di genocidio rivolta all’impero ottomano un’offesa all’attuale nazione e argomenta che le uccisioni di armeni in Anatolia, durante la Prima guerra mondiale, non sono state sistematiche ma solo parte di un più ampio conflitto. La bocciatura da parte dei Saggi, il cui intervento era stato chiesto il 31 gennaio da 60 senatori e 60 deputati, è stata dunque accolta oggi con soddisfazione ad Ankara. Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, in una nota per la stampa, ha sottolineato che questa decisione «esemplare» darà un «positivo contributo» anche per le «relazioni turco-armene».
In Francia, Nicolas Sarkozy, che a poche settimane dalle elezioni presidenziali continua ad essere sfavorito nei sondaggi, ha «preso atto» della decisione del Consiglio Costituzionale e ha già incaricato il governo di preparare un nuovo testo di legge. In una nota dell’Eliseo, il presidente francese dice di «misura l’immensa delusione e la profonda tristezza di quanti avevano accolto con riconoscenza e speranza l’adozione della legge destinata a proteggerli dal negazionismo». A breve, annuncia, incontrerà gli esponenti della comunità armena di Francia.
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