Come previsto, la stragrande maggioranza dei serbi del nord del Kosovo (99,74%) si è dichiarata contraria alla sovranità e alle strutture di governo di Pristina. Questo il risultato del referendum, in aperta sfida al governo di Belgrado, alla Ue e a tutte le altre istituzioni internazionali. La consultazione, senza alcuna rilevanza giuridica e che non avrà alcuna conseguenza concreta nell’assetto istituzionale del Kosovo, si è tenuta alla vigilia del quarto anniversario della proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, avvenuta il 17 febbraio 2008.
A più riprese il governo serbo e il presidente Boris Tadic avevano condannato il referendum definito inutile, controproducente e dannoso agli interessi statali della Serbia, impegnata sulla strada verso l’integrazione europea. La consultazione rischia infatti di irrigidire le posizioni e di accrescere le tensioni interetniche fra minoranza serba e maggioranza albanese del Kosovo, ostacolando ulteriormente la ripresa del dialogo fra Belgrado e Pristina. Il prosieguo del negoziato e il miglioramento della situazione in Kosovo e dei rapporti tra Belgrado e Pristina è la condizione posta da Bruxelles per la concessione alla Serbia dello status di paese candidato nel vertice europeo di inizio marzo. Il parlamento kosovaro ha adottato da parte sua una risoluzione in cui si sostiene che il referendum viola l’ordine costituzionale del Kosovo.
Sui poco più di due milioni di abitanti del Kosovo, in larga maggioranza di etnia albanese, oltre 100 mila sono serbi, quasi la metà dei quali concentrati nel nord del Kosovo, gli altri sparsi in enclavi serbe in tutto il paese. Quelli del nord sono i più radicali e oltranzisti, ‘manovratì in larga parte secondo Belgrado dall’opposizione nazionalista e ultraconservatrice serba, desiderosa di trarne vantaggio in vista delle elezioni di primavera. I serbi delle enclavi non hanno partecipato al referendum. Dalla scorsa estate la tensione si mantiene alta nel nord del Kosovo, dove i serbi hanno eretto blocchi e barricate contro la presa di controllo di due posti di frontiera con la Serbia da parte di poliziotti e doganieri albanesi inviati da Pristina. Nel referendum – che si è tenuto senza incidenti – si chiedeva di rispondere alla domanda ‘Accettate le istituzioni della cosidetta repubblica del Kosovo installata a Pristina?’. Sui 35.500 aventi diritto al voto nelle quattro principali municipalità serbe del nord (Zvecan, Zubin Potok, Leposavic e settore serbo di Kosovska Mitrovica) hanno votato ieri e oggi 26.725 cittadini. Di essi 26.524 si sono detti contro la sovranità di Pristina, pari al 99,74%. L’affluenza è stata del 75,28%. I risultati finali ufficiali saranno resi noti il 19 febbraio. Critiche e condanne del referendum sono venute dall’Unmik, la missione dell’Onu in Kosovo, e dalla Ue, secondo cui i problemi del Kosovo possono possono essere risolti non con atti di forza, la violenza o le barricate ma solo con il dialogo e il compromesso.
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