di Valentina Pomatto
Sale a cinque il numero delle vittime degli scontri avvenuti in Senegal a partire da venerdi scorso. A un passo dalle elezioni presidenziali che si svolgeranno a fine febbraio, il clima si è surriscaldato e un’ondata di tensione si è riversata in tutto il Paese.
Gli scontri sono iniziati nella serata di venerdi 27 gennaio, a seguito della decisione del Consiglio Costituzionale, chiamato a pronunciarsi sulla validità delle 17 candidature deposte. Il Consiglio ne ha approvate 14, tra cui quella del Presidente in carica Abdoulaye Wade, e ne ha respinte tre, tra cui quella del celebre cantante Youssou Ndour, escluso perché non ha presentato 10.000 firme valide a sostegno della sua candidatura.
La convalida della discussa candidatura dell’attuale Presidente Wade ha provocato reazioni accese e ad aver scatenato la violenza nel Paese. Eletto presidente nel 2000 e rieletto nel 2005, secondo molti Wade non avrebbe potuto ricandidarsi, poiché la Costituzione approvata nel 2001 limita a due il numero di mandati presidenziali. Wade si candida invece al suo terzo mandato, appellandosi al principio di non retroattività della legge, sulla base del quale la norma costituzionale del 2001 non avrebbe alcun effetto sul suo primo mandato, ma si dovrebbe applicare invece a partire dal 2005, anno di inizio del suo secondo mandato.
Il malcontento diffuso e le proteste dell’opposizione in merito alla decisione del Consiglio Costituzionale hanno dato luogo a rivolte nella capitale e in tutto il Paese. Sono seguite decine di arresti, tra cui quello di Alioune Tine, coordinatore del noto movimento d’opposizione “M23”.
Le violenze scoppiate nella sera del 27 gennaio stesso hanno causato la morte di un poliziotto a Dakar, colpito dai manifestanti armati di pietre e sbarre di ferro. Lunedi 30 gennaio, a Podor, nel nord del Paese, gli scontri hanno provocato la morte di due persone nel corso di una marcia di oppositori.
La polizia ha utilizzato metodi repressivi violenti, di assoluta gravità. Nella sera di martedi 31 gennaio, a Dakar i manifestanti sono stati attaccati con lacrimogeni e acqua calda e le cariche dalle forze dell’ordine hanno portato alla morte di due giovani. Novanta osservatori elettorali inviati dall’Unione Europea arriveranno in Senegal a partire dal 5 febbraio, per controllare la regolarità e la trasparenza del processo. La spirale di rabbia e violenza non sembra per il momento destinata a placarsi e un’eventuale rielezione di Wade potrebbe essere accolta con ulteriori e più aggressive reazioni.
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[…] Ancora caos in Senegal negli ultimi giorni, in pieno clima pre-elettorale. Venerdì 17 è stata una giornata di scontri, nelle vie del centro città. La manifestazione degli oppositori dell’attuale Presidente Wade, ricandidato alle elezioni del 26 febbraio, ha trovato la dura reazione della polizia inviata sul posto. I poliziotti schierati agli imbocchi delle vie laterali che danno su Avenue Lamine Gueye, una delle arterie principali del centro di Dakar, hanno lanciato lacrimogeni per disperdere i manifestanti, i quali hanno risposto con lanci di pietre e dando fuoco a pneumatici, cumuli di rifiuti e assi di legno. […]