Lo spargimento di sangue in Siria continua senza sosta. Dopo le 98 vittime di lunedì 6 febbraio, di cui 39 solo a Homs, nella notte tra martedì 7 e mercoledì 8 gli attivisti della popolazione presenti nell’antica città siriana hanno denunciato ulteriori bombardamenti delle forze governative. Secondo la tv panaraba “Al Arabiya”, il bilancio quotidiano di civili uccisi ammonterebbe a 52.
Appelli di aiuto sono stati lanciati dai minareti delle moschee. Videocamere di attivisti piazzate sui tetti degli edifici che trasmettono con modem satellitari, unico mezzo di comunicazione, hanno mostrato le drammatiche immagini.
La concitata testimonianza di un abitante del quartiere Bab Amro ha rivelato la drammaticità della situazione: “È un disastro, da tre giorni siamo sotto i mortai e i proiettili dell’esercito di Assad e non c’è modo di fuggire o trovare rifugio. Siamo in trappola”. I quartieri coinvolti dalle violenze sono Bab Amro, Khaldiye, Bayada e Waar. In quest’ultimo, secondo la fonte, è stato colpito l’ospedale al Walid, informazione riferita anche dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus).
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