Terzo giorno di violenze fra Israele e Gaza. Da venerdì sono stati uccisi 17 palestinesi mentre nell’area sud di Israele sono piovuti 120 razzi con una gittata di 40 chilometri. Oggi il fuoco israeliano ha ucciso nella Striscia due palestinesi e altri sei razzi Grad sono stati sparati in direzione delle città israeliane di Ashdod e Ashqelon. Secondo Israele le ultime due vittime sono «miliziani impegnati nel lancio di razzi», così come gli altri 15. Ma fonti mediche da Gaza dicono che una delle vittime era un bambino di dodici anni.
La tornata di violenze è iniziata venerdì con la esecuzione mirata da parte di Israele del leader dei Comitati di resistenza popolare (Crp), Zuheir al-Kaisy. Secondo Israele, l’uomo era in procinto di lanciare un attacco terroristico dal Sinai verso il Neghev, a nord di Eilat. Mentre Hamas ha assunto un atteggiamento attendista, la reazione armata alla sua uccisione è condotta dai Crp e dalla Jihad islamica, che hanno colpito con i loro razzi una vasta zona di Israele, compresa fra Beer Sheva e Ashdod. Decine di razzi sono stati tuttavia intercettati alla periferia di quelle città dal sistema di difesa israeliano Iron Dome. Nelle retrovie israeliane si teme che i miliziani palestinesi possano sparare adesso missili di tipo Fajr, capaci di raggiungere da Gaza la periferia meridionale di Tel Aviv. Secondo informazioni stampa ancora non confermate, l’aviazione israeliana avrebbe già colpito oggi un deposito di Fajr. Nel sud di Israele resta elevato lo stato di allerta e 200 mila studenti hanno avuto ordine di restare nelle proprie abitazioni. Hamas, da parte sua, si è rivolto all’Egitto affinchè faccia pressioni adeguate per fermare «l’aggressione israeliana». Espressioni di condanna ad Israele sono giunte nel frattempo anche dall’Anp di Abu Mazen.
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