Arrivano puntuali e negative le notizie dalla Siria, dove sembra non aver fine l’odissea per gli abitanti di Homs. Questa volta la denuncia è del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon all’assemblea generale delle Nazioni Unite: “Continuiamo a ricevere informazioni su esecuzioni sommarie, arresti arbitrari e torture dalla città di Homs”, ha dichiarato il segretario generale.
“Ad Homs, Hama e altrove, brutali combattimenti hanno visto i civili intrappolati nelle loro case, senza cibo né elettricità, e senza la possibilità di poter evacuare i feriti o seppellire i morti”, ha dichiarato il segretario generale dalla tribuna dell’Assemblea Generale dell’Onu. “Questo atroce attacco – ha sottolineato – è ancora più sconvolgente in quanto intrapreso dallo stesso governo siriano, che sta sistematicamente attaccando il suo popolo”.
Per Ban Ki-moon bisogna agire al più presto, perché la crisi si sta aggravando di ora in ora e il quadro dei diritti umani è sempre più preoccupante. “I civili sono soggetti ad attacchi militari in diverse città, i gruppi estremisti armati hanno sfruttato la situazione per compiere atti terroristici, in particolare a Damasco e Aleppo – ha aggiunto durante il suo intervento davanti ai rappresentanti dei 193 Paesi membri dell’Onu – e la persistente mancanza di accesso da parte degli operatori umanitari rende impossibile aiutare i civili sotto assedio e verificare il numero esatto delle vittime. Rapporti credibili, tuttavia, evidenziano che i morti hanno superato la soglia delle 7.500 unità”.
Nel contempo il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha affermato che il presidente siriano Bashar al Assad ha “i giorni contati”, notando al tempo stesso l’evidente divisione nell’opposizione siriana. “I giorni di Assad sono contati. La questione non è se, ma quando il regime cadrà”, ha dichiarato Obama in un’intervista al magazine The Atlantic. “Stiamo lavorando con la comunità internazionale per accelerare i tempi” – ha dichiarato – “ma la situazione è resa difficile dal fatto che la Siria è un Paese molto più grande, più sofisticato e più complicato della Libia”. Notando che la Russia e la Cina “ancora bloccano potenziali mandati o azioni dell’Onu”, il presidente ha quindi aggiunto che Washington si sta ora concentrando su una serie di strategie che possano fornire aiuti umanitari, ma che possano anche accelerare una transizione verso un governo siriano pacifico, stabile e rappresentativo.
Intanto l’avventura dei giornalisti feriti e rimasti intrappolati a Homs, terza città della Siria e per mesi roccaforte della resistenza anti-Assad, si è conclusa ieri sera con il loro arrivo, via Libano, a Parigi, mentre continua il dramma dei circa 4.000 civili intrappolati nel martoriato quartiere di Bab Amro dove i soccorsi della Croce Rossa non sono riusciti a entrare nonostante il via libera formale concesso dalle autorità di Damasco. Gli attivisti parlano oggi di 75 persone uccise, di cui la maggior parte a Homs.
L’ultima tragica notizia, invece, è di questa mattina. Un attentatore suicida si è fatto esplodere nella regione meridionale siriana di Daraa, uccidendo due persone e ferendone altre 20. Lo riferisce l’agenzia ufficiale Sana, aggiungendo che il kamikaze era a bordo di un’auto imbottita di esplosivo. “E’ un attacco pianificato dalle forze del regime”, ha dichiarato un attivista ostile al potere di Assad.
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