Senza lavoro e con il sussidio di invalidità negato due volte. Così un 56enne disperato si è segato una gamba, per poi gettarla in un forno. L’incidente è accaduto in Austria, nel Land della Stiria. L’uomo è ora ricoverato, in coma farmacologico, in un ospedale di Graz. E nel paese, letteralmente travolto dalla crisi dell’euro, questa sequenza dell’orrore sta suscitando l’attenzione di tutti i media. Un episodio traumatico per l’opinione pubblica.
Sposato e padre di due figli, ha aspettato di essere solo, per mettere in atto il suo drammatico piano. Nel distretto di Feldkirch in Stiria, lunedì, alle sei di mattina, l’uomo ha bevuto dell’alcol, ha montato su due sedie una sega a disco e poi ha proceduto alla mutilazione dell’arto sinistro. Subito dopo lo ha gettato in un forno. E, in stato di coscienza, ha chiamato lui stesso la polizia. Gli agenti lo hanno trovato in un garage, dove è riuscito a trascinarsi da solo, in preda a una gravissima emorragia, che lo ha messo in pericolo di vita. Subito è stato portato con un elicottero nell’ospedale di Graz e a causa della perdità del sangue i medici hanno deciso di indurre il coma. Il dramma si è svolto poche ore prima di un controllo sanitario predisposto dall’istituto di previdenza che avrebbe dovuto decidere del suo eventuale diritto a una pensione di invalidità.
L’uomo aveva fatto domanda già due volte, in passato, ricevendo un rifiuto, secondo quanto ha detto oggi Hermann Goessinger, il portavoce dell’ufficio di collocamento. Al momento le sue condizioni di salute sono stabili, e non corre più pericolo di vita. Forse nei prossimi giorni potrà lasciare il reparto di terapia intensiva. Secondo l’agenzia austriaca Apa, la polizia procede sul caso trattandolo come un tentativo di suicidio. Questo non aiuterebbe a ottenere un sussidio in futuro, ha spiegato Goessinger, sottolineando però la delicatezza del caso. Se l’attesto medico confermasse invece la presenza di una malattia piscologica, «la situazione potrebbe cambiare», ha detto il ministro per i servizi sociali, Rudolf Hundstorfer.
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