Testo e foto di Stefano Pacini
A Cuba la dimensione del tempo è molto diversa da quella che percepiamo in Europa, e non tanto per le condizioni climatiche particolari, o per quello che pare il set di un film ambientato negli anni ’60 con le sue auto d’epoca, il Malecon sbrecciato, il ritmo tropicale e languido,ma per una Rivoluzione che si è molto stemperata e persa per strada, senza mollare la presa, congelando tutto. Socialismo alla cubana con antimperialismo latinoamericano mescolato con molto patriottismo: è questa ricetta che Raul Castro propina al Paese, ben più di daiquiri o cubalibre. Ricetta che vede alleanza politica economica con il Venezuela ( medici e insegnanti cubani contro petrolio) ma anche tristi sodalizi come quello con l’iraniano Ahmadinejad a cui è stata recentemente conferita una laurea honoris causa in Scienze Politiche. Ma, soprattutto, con la Cina. Invano negli ultimi decenni frotte di opinionisti di tutto il mondo hanno dato per spacciata la repubblica cubana, specie dopo il dissolversi del blocco sovietico.
La perla dei Caraibi è sempre riuscita a smentire tutti, ed a confondere le acque, da sempre molto agitate, che la circondano. Se Fidel si è dovuto fare da parte, a beneficio del fratello Raul, lo si deve solo ad una malattia che però non lo ha piegato del tutto. Qui tutti danno per scontato che il vecchio leader, dopo aver sepolto schiere di presidenti USA, resistito ad un enbargo economico di 50 anni, sopportato senza scossoni la visita di Papa Woityla nel ’98, vedrà anche Benedetto XVI. Quest’ultimo non ha creato solamente grandi attese nel mondo cattolico, che è minoranza, e astio nella Santeria che non si vedrà ricevuta né riconosciuta dal Pontefice, ma è riuscito con la sua visita a dividere il variegato mondo dell’opposizione cubana. Molti dissidenti cubani hanno firmato una lettera diretta al Papa nella quale sostengono che la sua programmata visita a Cuba, dal 26 al 28 marzo, invierà ”un messaggio ai repressori che possono continuare” nelle violazioni contro gli oppositori. La notizia viene riportata dall’online del quotidiano di Miami in lingua spagnola El Nuevo Herald. Tra i 749 firmatari anche Guillermo Farinas, premio Sakharov 2010 per la libertà di coscienza. Non partecipa invece la leader del gruppo Damas de Blanco, Bertha Soler. ”Saremmo molto contenti di riceverlo nel nostro Paese se il messaggio di fede, amore e speranza che ci porta servisse per fermare la repressione”.
Altri ancora fanno notare che dopo la visita di Papa Woityla la dirigenza cubana liberò molti oppositori e rese festivo il Natale. Ma a questi, altri ribattono che la situazione nel frattempo si è solo incancrenita:alla morte del dissidente Orlando Zapata per uno sciopero della fame nel 2010 è seguita quella di Wilmar Villar nei primi giorni dell’anno. Anche le caute “aperture” economiche di Raul Castro, le nuove norme che permettono, più o meno, la compravendita delle case, nuovi mestieri “privati” a compensare le centinaia di migliaia di licenziamenti nel settore pubblico,fanno riscontro con la delusione per le mancate aperture per i viaggi all’estero. Tutto pare comunque cambiare al rallentatore, dalla dipartita fisica dei comandanti della Rivoluzione del ’59, ad una economia che tenti di salvare capra e cavoli;coniugare i principi del Socialismo con l’economia di mercato.
La situazione economica e sociale dell’isola è grave; e anche se il Venezuela inizialmente ha preso il posto dell’Unione Sovietica come principale partner dell’isola, Cuba ha spostato ormai il suo equilibrio verso Pechino. L’interscambio commerciale con la Cina è quintuplicato in pochi anni, è arrivato nell’isola il vicepresidente cinese Xi Jinping a firmare vari accordi bilaterali, e un Istituto Confucio all’Avana appena aperto si è subito trovato con oltre 500 alunni per lo studio del mandarino. Raul Castro e i suoi vedono nel modello cinese un esempio per l’isola. E stanno tentando di avviare una riforma economica dai rischi sociali molto grandi. L’Avana sta puntando su un cambiamento da doppio salto mortale: avvio dell’economia liberista, in un contesto politico di tipo marxista.
Allo stesso tempo, il regime ha bisogno anche dell’ammortizzatore sociale rappresentato dalla Chiesa, prima di procedere in questa ennesima sperimentazione sociale. Comunque sia, i tempi della zafra, del taglio collettivo della canna da zucchero, della costruzione dell’hombre nuevo auspicata da Che Guevara, sono ormai un ricordo lontano. Una generazione di blogger cubani, la più famosa è senz’altro Yoani Sanchez, preme per agganciarsi al treno del futuro.Il regime impedisce a Yoani di uscire dall’isola, ma fermare internet è sempre più difficile. Maria guadagna venti dollari al mese, tanti anni fa una nave la portò in un mese da Cuba al Mar Nero e da qui arrivò a Mosca per frequentare l’università per stranieri “Patrice Lumumba”, destinata a formare i quadri dirigenti dei paesi socialisti e non allineati.
“Siamo sopravvissuti a Playa Giron, alla crisi dei missili, alla guerra batteriologica, a mezzo secolo di bloqueo economico, allo squagliarsi, da un giorno all’altro, dell’Unione Sovietica: loro ci hanno tagliato il petrolio, noi abbiamo continuato ad ospitare i ragazzini di Cernobyl, anche se i nostri autobus in qualche caso venivano trainati dai cavalli. Alla visita di Woityla, alla guerra preventiva dei Bush, agli uragani e alla grande crisi economica di questi ultimi tempi. Resistir es como vencer. Siamo ancora qui, siamo ancora in piedi, orgogliosi di essere cubani. I principi non si negoziano, la nostra libertà e dignità non hanno prezzo. Nessun bambino muore per fame a Cuba”.
Maria ci parla con le lacrime agli occhi,è una insegnante universitaria non iscritta al partito, insegna italiano usando anche i testi di De Andrè o i racconti di Daniele Boccardi. Poi, quando scende la sera, ci racconta che riesce a mantenere la famiglia solo grazie all’affitto di parte della casa ai turisti e che spera, prima o poi, di trasferirsi in Spagna. Andrà a vedere quest’altro Papa, non prima di aver fatto un’offerta a Ochum, ed averci raccomandato di mandarle turisti italiani. ” Cuba cambierà, ma senza vendersi l’anima” ci dice speranzosa al momento dei saluti. Intanto nella stessa Plaza Antonio Maceo, che vide l’incontro con Woityla, si sta issando il palco per Papa Ratzinger.
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