La primavera ecclesiastica: disobbedienza civile nella Chiesa cattolica romana

di Massimo Maravalli

“Soffia vento di primavera ecclesiastica”. Da tempo, un gruppo di sacerdoti austriaci stanno incitando i loro confratelli alla disubbidienza. La ribellione alla linea della Santa romana Chiesa si è spostata in Francia, Slovacchia, Germania e perfino negli Stati Uniti, Africa, America Latina e Australia. L’obiettivo dei “dissidenti” è quello di riformare il clero. Molte le proposte di cambiamento, tra le più importanti troviamo l’apertura alle donne, il matrimonio per i sacerdoti e l’ accesso dei divorziati all’eucarestia.

Il movimento cattolico di riforma. Nasce circa tre anni fa nella diocesi austriaca di Passau. Il piccolo gruppo di presbiteri (circa una trentina) che vuole rinnovare drasticamente la Chiesa cattolica si chiama Passauer Priester im Dialog. L’iniziativa parte da Monsignor Helmut Schueller, parroco di St. Stephan nel paese di Probstdorf, già presidente della Caritas austriaca e vicario generale del Cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn; un “appello alla insubordinazione” il suo che innesca una serie progressiva di adesioni e mina le recondite fondamenta del dogma del cattolicesimo. Nelle settimane passate questo gruppo ha organizzato degli incontri con i loro colleghi di Pfarrer-Initiative, per pianificare le innovazioni da proporre alla Chiesa cattolica.

Pfaffer-iniziative. La loro, è una vera e propria “chiamata” alla disubbidienza con l’intento di rinnovare la Chiesa cattolica. L’incitamento a continuare nel cammino intrapreso è giunto da più parti ma l’incoraggiamento più consistente è dovuto alla scarsità di sacerdoti e il loro inesorabile invecchiamento. Il leader dei ribelli, Helmut Schueller, quando si oppone alla Chiesa dice NO: all’assegnazione di più parrocchie ad un solo sacerdote perché lo costringe a viaggiare; NO: a più celebrazioni eucaristiche nei fine settimana perché c’è il rischio che le omelie siano troppo superficiali e diventino una routine; NO: alle richieste eccessive ai sacerdoti, i quali sono spesso sottoposti a stress multipli anche dopo l’età della pensione; NO: alla fusione delle parrocchie dove ci sono più preti e NO: alla linea dura della Chiesa con i divorziati, con i gay e sul celibato dei preti.

Le dichiarazioni del leader. Mons. Helmut Schueller intanto non teme la scomunica e si dice non interessato allo scisma: “Non posso immaginare una scomunica, il nostro movimento ha una base così ampia che non riesco a pensare che si possa risolvere tutto con una sanzione”, quanto allo scisma “noi chiediamo un rinnovamento della Chiesa ma vogliamo rimanere dentro”. Schueller spera che la Conferenza episcopale austriaca apra un “dialogo teologico” con il movimento della ribellione. “Noi – continua – abbiamo sempre parlato in modo aperto, vorremmo confrontarci, ma non siamo mai stati invitati ad un incontro. Il cardinale Schoenborn ha parlato con alcuni rappresentanti viennesi del nostro movimento, ma non c’è ancora stato un dialogo teologico strutturato tra noi e la Conferenza episcopale”. “Non vogliamo creare un movimento, ogni Chiesa ha la sua particolarità geografica – spiega il prelato – ma intendiamo mettere in rete gruppi che pongono questioni simili. Poi forse faremo un incontro tra rappresentanti dei diversi gruppi”. Poi, riguardo al Papa afferma anche: “Non so quanto la posizione del Vaticano dipenda dal Papa, forse poco, noi però auspichiamo che il Vaticano, e i vescovi, si confrontino con la nostra richiesta di riforme”.

 Il “dialogo” con i superiori austriaci. Tra il cardinale Christoph Schonborn e i dissidenti è scontro aperto. L’arcivescovo ha pubblicamente denunciato il rischio di scisma nella Chiesa austriaca. Il vescovo di Passau, Wilhelm Schraml non è disponibile al dialogo e sostiene: “il nuovo inizio della Chiesa significa un ritorno al passato, un modo per dire che solo la tradizione cattolica è la vera risposta per i problemi del presente”. Quest’affermazione è condivisa pienamente dalla linea restauratrice Wojtyla-Ratzinger, la quale si è affermata da tempo all’interno del Vaticano dopo le riforme del Concilio Vaticano II. Mons. Schonborn ha poi ribadito alla fronda interna al clero che “violare la regola del celibato ecclesiastico e ammettere alla comunione i divorziati risposati pone i sacerdoti dissidenti fuori dalla Chiesa”. Il portavoce del gruppo dei preti della diocesi in rivolta Andreas Artinger, non desiste per il no pronunciato dal suo vescovo, e ribadisce che l’attività dei preti riformatori non si fermerà perché “è importante che i credenti che hanno perso fiducia nella Chiesa per il suo immobilismo ricevano qualche segnale di speranza”.

La reazione della Chiesa. Il ventitre gennaio scorso si è tenuta un importante riunione in Vaticano. A dare per primo la notizia è stato il giornalista Guido Horst su Vatican Insider. Alla riunione hanno preso parte il vescovo di Vienna Christoph Schoenborn, il vescovo di Salisburgo Alois Kothgasser, di Graz, Egon Kapellari, di St. Poelten, Klaus Kueng ealtri esponenti della Segreteria di Stato e delle congregazioni per la Dottrina della fede, per i Vescovi e per il Clero. Il colloquio si è svolto in un ambiente circondato dalla massima riservatezza per evitare strumentalizzazioni mediatiche. Alcune fonti fanno trapelare la preoccupazione di Benedetto XVI per la rivolta messa in atto dai parroci austriaci. La notizia è stata poi confermata dall’ufficio stampa di Schoenborn ma, per il momento non sono stati presi provvedimenti nei confronti dei “fomentatori”.

I precedenti più illustri. L’“addio al celibato” non è una “festa” esclusivamente laica. Tanti i casi di preti che si sono tolto l’abito talare, tra i più “blasonati” chi non ricorda Emmanuel Milingo e la sua “love story”. Non per girare il dito nella piaga ma anche il “parroco del Papa”, Paolo Curtaz ha lasciato tutto per raggiungere moglie e figlio. In tutto il mondo oltre quelli che hanno già lasciato, quasi 60mila sacerdoti hanno chiesto al pontefice la dispensa per contrarre matrimonio e ogni anno circa 700 preti si svestono per sposarsi. Decine di migliaia, le missive inviate a sacerdoti irregolari che convivono “more uxorio” o che hanno figli con l’invito a chiarire la loro posizione. Una vera e propria voglia di metter su famiglia. Anche la Chiesa cattolica però ci mette del suo, infatti, sono decine e decine i pastori tradizionalisti anglicani con moglie e figli annessi al Clero.


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