Per il 20esimo anniversario dello scoppio della guerra in Bosnia, il 6 aprile si terrà a Sarajevo un concerto piuttosto inconsueto, davanti a 11.541 sedie vuote, il numero delle vittime bosniache dell’assedio serbo. Le oltre 11 mila sedie vuote verranno sistemate per una lunghezza di circa un chilometro lungo viale Maresciallo Tito, la principale via del centro della città.
«Quelle sedie saranno vuote poichè gli spettatori, tutti colpiti a morte, non hanno avuto la possibilità di assistere al concerto», ha affermato Haris Pasovic, organizzatore del concerto. «Tutte persone uccise senza alcuna ragione, civili e militari, solo perchè erano abitanti di questa città. Ora loro ci mancano». Gli abitanti di Sarajevo sono stati dal canto loro invitati, il 6 aprile, a interrompere ogni attività per un’ora a mezzogiorno, e a sistemarsi sui marciapiedi lungo il Viale con le file di sedie vuote per assistere al concerto. Un coro locale eseguirà inoltre una decina di canzoni composte durante l’assedio della città, con le vetrine che mostreranno annunci e locandine di eventi culturali organizzati nei 44 mesi mesi dell’assedio.
Il sindaco di Sarajevo, Alija Behmen, ha detto che l’evento si chiamerà “La linea rossa”, a rappresentare «una linea di sangue che ha coperto le strade della città dal 1992 al 1995», durante i tre anni del conflitto armato in Bosnia. «È nostro dovere ricordare e commemorare la scomparsa dei nostri concittadini, ma noi lo facciamo anche per le future generazioni, affinché una tale tragedia non si ripeta mai più nel cuore dell’Europa», ha aggiunto il sindaco. Per il ventesimo anniversario dell’inizio della guerra, decine di giornalisti e inviati di guerra che coprirono il conflitto armato in Bosnia (1992-1995) si ritroveranno nella prima settimana di aprile a Sarajevo. Alloggeranno tutti all’Holiday Inn, storico quartier generale della stampa internazionale durante la guerra, dove si terranno incontri e vari eventi celebrativi, compresa una mostra di foto sulla guerra.
La guerra di Bosnia provocò centomila morti e 2,2 milioni di profughi. Nell’assedio di Sarajevo ad opera delle forze serbo-bosniache comandate dal generale Ratko Mladic rimasero uccisi oltre 11 mila civili, fra i quali più di 1.500 bambini.
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