“La catastrofe che si è abbattuta sul Giappone lo scorso anno ha messo i più piccoli e le loro famiglie in una condizione estremamente difficile. Attualmente in tutto il Giappone sono 25mila i bambini che hanno dovuto abbandonare la propria casa, adattarsi ad una nuova città, da uno spazio domestico differente da quello familiare, una nuova scuola e nuovi amici, vivendo disagi che per molti si sommavano alla perdita di persone care”. A denunciare il fatto è “Save the Children”.
“La sfida della ricostruzione – si legge in una nota – è enorme: soprattutto nella regione colpita dal disastro nucleare; sono al collasso i settori agricolo e ittico, che costituiscono i due principali comparti economici del Paese. Le infrastrutture necessitano interventi a lungo termine, e oltre 300mila persone vivono ancora nei rifugi temporanei, o dipendono dai sussidi governativi per potersi permettere una casa”.
La maggior parte dei genitori incontrati da “Save the Children” hanno sperimentato come migliaia di persone un improvviso stato di precarietà, la necessità di doversi reinventare un lavoro magari in una nuova città. Oltre 7mila scuole e asili nido sono andati distrutti, comportando un terribile vuoto nella formazione dei bambini. “Questi bambini hanno raccontano ai nostri operatori di aver perso case, amici, luoghi, affetti, e di provare uno stato d’ansia per il timore che un altro disastro nucleare possa nuovamente sconvolgere una quotidianità che stenta a riprendere”, ha commentato Valerio Neri, Direttore Generale di “Save the Children Italia”.
“L’impossibilità di giocare all’aria aperta, tornare fra i banchi di scuola o al mare, un elemento tanto familiare quanto vitale per il popolo giapponese – aggiunge Neri – ha fatto maturare nei bambini un forte senso di frustrazione e di alterazione della realtà, frutto dei numerosi impedimenti cui sono costretti. Dai racconti, la completa perdita di controllo delle loro vite emerge come una delle peggiori conseguenze della tragica esperienza vissuta”.
Save the Children ha deciso di dar voce ai bambini del doppio disastro attraverso una lunga indagine che ha coinvolto anche le loro famiglie, per puntare un riflettore sui bisogni dei più piccoli in una fase in cui il Governo sta disegnando il processo di ricostruzione. A tal fine, una delegazione ristretta e rappresentativa delle migliaia di minori incontrati dall’organizzazione negli ultimi 12 mesi ha portato al Governo giapponese una proposta di ricostruzione del Paese “a misura di bambino”, presentata al ministro per la Ricostruzione.
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