di Mirko Orlandi
La guerra tra Iran e Israele ha le ore contate. Questo è il pensiero di molti analisti, che considerano la guerra inevitabile. Gli unici punti in sospeso sono il quando Israele attaccherà l’Iran e quali saranno le conseguenze politiche a livello internazionale. La Repubblica islamica iraniana è il paese che meno di tutti avrebbe interesse ad aprire un conflitto con Israele. Questo perché le forze in campo vedrebbero gli iraniani in posizione di svantaggio, e con il progetto nucleare ancora aperto un conflitto sarebbe poco auspicabile.
In soccorso dell’Iran accorrerebbero Hezbollah e Hamas, che riverserebbero centinaia di missili su Israele. L’unica carta che potrebbe giocare il regime iraniano è la chiusura dello stretto di Hormuz, per il quale passa la maggior parte del petrolio del medio oriente. La chiusura di questo snodo centrale recherebbe danni gravissimi alla già disastrata economia mondiale, ma gli esperti assicurano che la marina USA riaprirebbe il passaggio in meno di un mese. Stati Uniti quindi che si ritroverebbero gioco forza coinvolti in un nuovo conflitto. Il Presidente Obama sta facendo di tutto per evitare l’inevitabile. In sede internazionale sono state inasprite le sanzioni verso l’Iran, per cercare di rallentare il cammino del regime sciita verso l’atomica.
Ma la politica americana non potrà fare molto e gli analisti ne spiegano il motivo: le elezioni presidenziali americane che si svolgeranno nel novembre di quest’anno porteranno gli Stati Uniti inevitabilmente in una nuova guerra. Le comunità ebraiche americane infatti hanno un peso determinante in alcuni stati (Florida in testa) e Obama ha ribadito che “gli Stati Uniti difenderanno con ogni mezzo il diritto di Israele a sopravvivere”. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha ribadito le intenzioni di Israele nel “fare il possibile per impedire all’Iran di dotarsi di armi nucleari”. Gli analisti internazionali concordano sul fatto che l’intenzione di Israele sarebbe di attaccare i siti nucleari iraniani sparsi nel paese con attacchi aerei, brevi e mirati. Israele si è dotata di nuovi missili, capaci di penetrare la roccia e colpire i laboratori iraniani costruiti sotto terra.
Un attacco di dimensioni contenute e con obiettivi mirati permetterebbe ad Israele di non trovarsi contro la maggior parte dell’opinione pubblica mondiale e rinvierebbe i piani nucleari iraniani di almeno una decina d’anni. Ma la situazione potrebbe degenerare e il conflitto potrebbe estendersi. Inoltre un attacco da parte di Israele avrebbe il merito di compattare i vertici di Teheran, oggi divisi tra sostenitori del presidente Ahmadinejād e sostenitori della Guida Spirituale del paese Khāmeneī. La guerra è già in corso. Israele ha colpito Teheran due volte: la prima attraverso il virus Stuxnet, che nel 2010 ha colpito il sistema iraniano provocando gravi danni al programma nucleare di Teheran; inoltre alcuni degli scienziati iraniani, occupati nel programma nucleare, sono stati assassinati. Una guerra nell’ombra che potrebbe presto trasformarsi in un conflitto più vasto.
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