Tunisia, a un anno dalla rivoluzione si punta sull’eco-design

Chems Eddine Mechri

di Giacomo Francesco Lombardi

Chems Eddine Mechri

Tunisia, a un anno dalla rivoluzione, marzo è dedicato alla prima esposizione collettiva dei giovani designer del paese. Dal 2 al 31 marzo a Palazzo Kheireddine, in cima alla Medina, il cuore storico e islamico di Tunisi, la nuova Tunisia non ha paura di apparire. Le opere vanno dagli oggetti più comuni alle concezioni più ardite: vasi di conchiglie, bastoni per non vedenti con gps integrato, addirittura una postazione di lavoro per lustrascarpe. Elegantissima. E poi lampade, tantissime lampade in tutte le forme e tutti i materiali, come a voler illuminare un paese intero. Anche Chems Eddine Mechri, 31 anni, racconta la nuova Tunisia con una lampada speciale, un progetto di design ecosostenibile e a chilometri zero.

Chems Eddine Mechri

“La regione di Jradou, non lontano da Tunisi” spiega Chems “è povera, sprovvista di industrie e risorse. Il principale materiale locale è l’alfa (stipa tenacissima) una fibra vegetale utilizzata da secoli nella realizzazione di oggetti comuni e utensili agricoli. Le intrecciatrici di alfa lavorano giorni interi per vendere a prezzi bassissimi il loro prodotto, gli oggetti realizzati non sono assorbiti dal mercato”. L’alfa si intreccia lentamente come il vimini, richiede quel tempo che il nostro mondo non è più disposto a pagare. Ma Chems sul tempo ci scommette. In alfa ha realizzato gran parte dei suoi oggetti di design. Meglio ancora: li ha fatti realizzare. Dalle anziane intrecciatrici locali. Chems si avvicina al loro lavoro nell’arco di qualche mese e le coinvolge nel suo progetto. All’inizio un poco diffidenti, mettono infine il loro sapere antico al servizio dei suoi disegni. Nascono così cuscini, strutture, lampade dallo stelo in alfa intrecciata e cappello in PVC trasparente dove sono stampati i loro ritratti.

Chems Eddine Mechri

Un omaggio a queste donne ogni volta che si accende la luce. L’arte di lavorare l’alfa sta sparendo insieme all’economia agricola della quale era parte integrante. Così le lampade di Chems “vogliono fare della questione sociale e dell’ambiente un nuovo fattore di dinamismo e creatività”. Già, la questione sociale. È il senso del suo lavoro, la speranza che ora delle imprese interessate possano acquistare il progetto e rilanciare la lavorazione dell’alfa intrecciata preservando un’economia e un sapere.

Chems Eddine Mechri

 Alfa e PVC, agricoltura e design. A un anno dalla rivoluzione, questa esposizione di giovani designer appare forse emblematica del nuovo corso tunisino. È davvero così? “Non esattamente” dice Sana Boudhraa, 27 anni, designer e docente all’Ecole Supérieure des Sciences et Technologies du Design. “Il programma era già stato ideato da qualche anno. Io penso che sia riduttivo riportare tutto quello che si fa oggi in Tunisia alla rivoluzione, è banale”. Ma una differenza c’è. “La nostra scuola in passato sviluppava progetti che erano slegati dal mondo reale, ora facciamo sempre più partenariato con le imprese”. Imprese tunisine? “Certo, imprese tunisine. Anzi, vogliamo rendere la scuola stessa un’impresa. Ci sono già numerose idee che sono state sviluppate, implementate e industrializzate. Un lavoro, ad esempio, è stato comprato in Norvegia poco tempo fa. Ma quello su cui puntiamo è soprattutto la Tunisia, vogliamo mantenere e sostenere le nostre risorse locali. Come ad esempio fa il lavoro di Chems. Vogliamo pensare al futuro senza dimenticare la nostra identità, mescolare tradizione e contemporaneo”.

Chems Eddine Mechri

È la Tunisi dalle mille anime dove oggi tutti escono allo scoperto, i salafiti chiedono la sharia, i giornalisti respirano, i laici si fanno sentire. Sana e le sue amiche eco-designer scendono in tacchi il groviglio arabo della Medina, si congedano in Avenue Bourghiba accanto a blindati e filo spinato. È tardi, Palazzo Kheireddine chiude. Domani si ricomincia.


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