di Francesco Tortora
Nel suo tour in Asia, il Premier “tecnico” Mario Monti s’è recato nella Corea del Sud, trainante nella produzione meccanica ed automobilistica, in Giappone punta di diamante degli investimenti finanziari sebbene siano entrambi Paesi anch’essi preda della profonda crisi gobale, infine in Cina per richiedere un’ulteriore implementazione negli acquisti di titoli pubblici italiani. Insomma, Monti ha toccato i vertici del “triangolo” delle Nazioni che caratterizzano le relazioni tra Italia ed Asia in ambito economico e finanziario. Ma anche attraverso il viaggio di Monti in Asia, si può verificare come l’Italia continui a nicchiare trattando con scarsa considerazione il cammino recentissimo compiuto dalle “tigri asiatiche” quali la Thailandia (primo Paese esportatore al Mondo di riso e prodotti derivati, tanto per dirne una) ma anche di Taiwan, soprattutto Hong Kong e Singapore. In questo quadro di tipo “strabico” nello sguardo dell’Italia verso quello scacchiere asiatico, si inserisce il punto di vista che tende a sottovalutare la posizione ed il ruolo del Vietnam in materia economica, in particolar modo circa l’abbattimento dei dazi doganali e le numerose facilitazioni rivolte agli investitori stranieri, tutti aspetti ben noti sia agli investitori USA sia a parecchi investitori europei in ambito U.E. dove certo l’Italia non ben figura, da questo punto di vista. Gli investitori europei (così come gli italiani) preferiscono così presentarsi in Vietnam in ordine sparso e singolarmente. Nel più recente intorno di tempo, tra fine marzo ed inizi aprile 2012, tra le ultime Nazioni che si son recate, attraverso proprie delegazioni governative, composte da rappresentanti istituzionali così come del mondo del commercio e della produzione, si annoverano la Svizzera (nell’ambito di una rappresentanza dell’AELS ovvero Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) per espandere i criteri di reciproco scambio; la Gran Bretagna ha portato anche una compagnia teatrale, il British TNT Theatre con una produzione teatrale di “Oliver Twist”, dove si studiano insieme le politiche rivolte ai poveri, in epoca di crisi mondiale; una delegazione della Germania ha studiato e progettato un rinnovato e più esteso piano di partnership in ambito farmaceutico; alla prossima edizione del Viet Nam International Trade Fair (Viet Nam Expo 2012) che si svolgerà dal 4 al 7 aprile 2012 ad Ha Noi è prevista la presenza di 400 rappresentative commerciali internazionali, anche russe e statunitensi; la Repubblica Ceka attraverso una rappresentanza di venti aziende specializzate in petrolio, gas, elettricità da fonti idriche, ingegneria civile, trasporti internazionali, Import-Export e servizi bancari, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con le Autorità vietnamite; una delegazione ukraina del Gruppo AVEC, guidata dal membro parlamentare Alexander Feldman, ha visitato il Vietnam in una tre giorni di lavori nella centrale di Da Nang City per verificare le opportunità d’investimento. Due artisti provenienti dal Belgio parteciperanno all’Hue Festival, considerato da molti esperti del settore uno dei più importanti Festivals del Vietnam, che parte l’8 Aprile 2012. Si tratta del cantante Manou Gallo e del compositore Max Vandervorst i quali intratterranno il pubblico con i loro speciali spettacoli, in rappresentanza della Vallonia all’interno della delegazione belga in Vietnam. In particolar modo, dal 9 al 14, Max Vandervorst terrà uno stage dove mostrerà come abbia creato numerosi strumenti musicali attraverso pezzi di scarto, biciclette usate ed altri strani oggetti coi quali inscena le sue partiture intitolate “Sinfonia degli Oggetti Abbandonati”, “Una Storia della Musica” e “Questo non è uno Show”.
E l’Italia? La risposta è semplice: sia nella “tecnica” formazione governativa pro-tempore attuale, sia in quella elettoralmente designata precedente, così come quelle che l’avevano via via preceduta, l’Italia si è fatta notare per la luminosa assenza.
Il Vietnam è notoriamente Nazione trendy (come il Brasile ed il Sud Africa, tanto per fare altri esempi in tal senso). E’ Nazione fattivamente impegnata nel proprio sviluppo e nella conquista di un palcoscenico adeguato sulla scena asiatica e su quella mondiale.
Un esempio è quanto compiuto in ambito edilizio, dove si è giunti fino alla realizzazione delle cosiddette “case matita” (generalmente tre stanze sovrapposte: 1) garage piano terra, 2) cucina soggiorno primo piano, 3) camera da letto/bagno terzo piano) a fronte della potente inurbazione nelle metropoli vietnamite, stante la grande folla di lavoratori provenienti dalle campagne verso le città per implementare la manodopera, sempre più richiesta in ambito Sud Est Asiatico, persino meno costosa di quella cinese, il che ne rende ancor più appetibile la sua concorrenzialità. Una cartina di tornasole circa lo stato delle cose è la Mostra Internazionale “VietBuild Ha Noi” che si è tenuta dal 24 al 28 Marzo 2012 dove si è fatto il punto in ambito edilizio e circa i patrimoni immobiliari locali ma anche circa il “peso” in termini di spendibilità/investimento dei capitali accumulati ed in via di accumulo derivanti dal settore immobiliare ed edilizio in Vietnam. Nguyen Quang Cung, ex Capo del Ministero delle Costruzioni e direttore deputato alla Commissione di Controllo della Vietbuild Organization, nella sua conferenza stampa del 20 Marzo ha tenuto molto a precisare che l’edizione di quest’anno sarebbe stata particolarmente attenta alle tematiche riguardanti i nuovi materiali e le più moderne tecnologie del settore, i grandi produttori nazionali così come quelli stranieri, ovviamente. “Un corretto utilizzo dell’energia nel senso del contenimento della sua dispersione, uno sguardo più attento all’abbattimento delle varie forme di inquinamento saranno il tema portante della mostra, in particolar modo a proposito delle nanotecnologie”, ha affermato Nguyen Quang Cung. E così è stato. Preservare l’energia nella produzione di materiali edilizi è linea di tendenza mondiale, essa ha contribuito alla riduzione dei prezzi e ad migliorare l’efficienza. Così come accaduto per varie altre mostre internazionali sul tema, VietBuild si è focalizzata sui prodotti piuttosto che sulle tecnologie, il che ha significato suggerire nuove e più proficue idee per il business edilizio. Ha attratto 450 differenti compagnie edilizie ed ospitato 1.350 stands, 209 dei quali erano vietnamiti. Società provenienti da 19 differenti Nazioni hanno contribuito alla buona riuscita dell’evento, in particolar modo compagnie edili cinesi.
Esempi relativi allo sviluppo economico vietnamita e soprattutto circa la tipologia, la strategia stessa dello sviluppo vietnamita, sono numerosi. Indicativo è il percorso che si sta svolgendo nel settore della Green Economy dove sono grandi le aspettative verso la direzione di un aumento dello sviluppo secondo i piani previsti per il 2014. Con il supporto del Foreign Commowealth Office inglese, il Viet Nam Central Institute for Economic Management (CIEM) ed il General Statistics Office stanno conducendo interviste finalizzate allo sviluppo degli indici di PIL correlati all’economia verde fissando comuni cornici metodologiche di riferimento.
Secondo quanto prospettato da Nguyen Manh Hai del Central Institute for Economic Management (CIEM) il modo di definire il PIL tradizionale che viene applicato ancor oggi anche in Vietnam non tiene conto dei costi dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse. Così il PIL verde comprenderà anche la restrizione dello sfruttamento delle risorse naturali ed i costi dell’inquinamento all’interno dei propri metodi di calcolo.
La Direttrice del CIEM Vu Xuan Nguyet Hong ha spiegato che lo sviluppo economico del Vietnam nelle due ultime decadi ha fatto eccessivamente riferimento alle risorse naturali con grande impiego di energia e conseguente rapido inquinamento di tipo industriale. “L’attuale metodo di calcolo del PIL non può essere ancora troppo a lungo un indicatore adeguato per descrivere il tasso di crescita economica” –ha affermato- aggiungendo che il PIL verde sarebbe stato più adatto già da tempo per valutare migliori politiche di sviluppo sostenibile. Oltretutto recenti ricerche hanno dimostrato che il PIL verde è spesso più basso rispetto agli indici tradizionali del PIL.
“I numeri reali potrebbero essere peggiori”, ha aggiunto Vu Xuan Nguyet, aggiungendo che gli Indici del PIL verde potrebbero fornire una visione dell’economia più focalizzata ed accurata nel descrivere il reale stato delle cose in ambito economico.
Ovviamente Vu Xuan Nguyet Hong ha anche descritto quanto sia ancora lunga ed ardua la strada per la definizione prima e l’adozione poi di un Indice Verde e che è prevedibilmente difficile immaginare esso possa essere messo a punto ed applicato già a partire dal 2014 poiché gli indicatori previsti nella definizione del cosiddetto Pil verde appaiono ancor oggi troppo innovativi per gli strateghi della politica e della statistica nazionale, in Vietnam.
Il conteggio delle risorse naturali nella valutazione di un PIL differente da quello adottato finora potrebbe anche mettere a disposizione indici più chiari di valutazione sulla disponibilità delle risorse nazionali e sui reali costi ed incidenza dell’inquinamento sull’economia certo ma anche sulla vita sociale dell’intera Nazione. Ecco perché Vu Xuan Nguyet ha detto che “Il lavoro più urgente è adesso è preparare i dati da utilizzare per le rinnovate stime del Pil verde”.
Si tenga conto del fatto che nel 2006 la Cina ha messo a punto il primo Pil verde al mondo, stimandolo appieno nel 2004. Con decisione del Primo Ministro N. 42, il PIL verde può essere inserito nel sistema nazionale degli indici socio-economici dal 2014.
Ma anche il sistema bancario vietnamita è in forte fermento. Un esempio è dato dalla Viet Nam Development Bank che ha presentato un piano di ristrutturazione e strategia di sviluppo da attuare entro il 2020 al Governo Centrale vietnamita. Con provvedimento 118/TB-VPCD espresso dal Governo Mercoledì 28 Marzo 2012, il Primo Ministro Vu Van Ninh ha chiesto alla State Bank of Viet Nam (SBV), in cooperazione con il Ministero delle Finanze, di aiutare la Viet Nam Development Bank a classificare i propri debiti, presentare piani di rientro debitori e di delineare tutte le operazione in essere allo stato attuale. In particolar modo, la banca ha chiesto di verificare le proprie politiche riguardanti gli investimenti statali ed i finanziamenti nel settore dell’esportazione. Dovrebbe essere rivisto anche il modello operativo in modo da metterlo a confronto con strategie d’azione bancarie attuate in altre Nazioni in frangenti similari. In Vietnam si ritiene che esperienze positive provenienti da contesti stranieri e che si avvicinano agli standards vietnamiti nello stesso arco di tempo, potrebbero fornire suggerimenti interessanti. Bisogna precisare che qui non si tratta di una banca qualsiasi. La Viet Nam Development Bank è una vera e propria istituzione no-profit il cui fine principale è sostenere le politiche governative volte al sostegno finanziario per la costruzione di impianti d’irrigazione, lavori per i trasporti in ambito rurale, creazione di infrastrutture nei villaggi così come in ambito socio-economico nelle aree più remote e disagiate della Nazione.
In tale ambito, le Autorità Governative vietnamite stanno lavorando non solo nel senso del sostegno dei contesti rurali e periferici dal punto di vista delle infrastrutture e circa la produzione ma anche nella creazione ex novo di centri urbani e villaggi che siano autosufficienti sia in quanto centri rurali ma anche come poli attrattivi in ambito turistico, poiché il Vietnam sta vivendo una fase di boom anche in questo settore.
Alcuni villaggi infatti sono in via di costruzione, in tal senso, lungo il fiume Sai Gon, secondo quanto previsto dalle Autorità di Ho Chi Min City. Dopo qualche settimana di studio Le Minh Tri, Presidente della Commissione del Popolo, ha affermato che bisognerà focalizzarsi bene sulle moderne tecnologie agrarie per creare aree di alto valore economico per i centri abitati che vi insistono o che vi saranno costruiti nel futuro prossimo. Allo stesso tempo, lo sviluppo dovrà essere pianificato in modo tale da proteggere dall’inquinamento, da logiche con eccessivo impatto ambientale. Si tratterà di aree abitate adatte alle variazioni climatiche e che preservino il carattere nazionale. Il Planning Construction Institute cittadino ha proposto di pianificare per otto Comuni: Cu Chi District – Phu My Hung, An Phu, An Nhon Tay, Nhuan Duc, Phu Hoa Dong, Trung An, Hoa Phu and Binh My. Secondo gli accordi essi saranno successivamente suddivisi in 10 Sottodivisioni per sviluppare appunto villaggi che siano a metà tra la produzione agricola e le sedi di attività turistica. Ma l’Istituto già prevede di attuare questo “modello” anche in altre aree lungo il fiume Sai Gon.
Anche in ambito di Sanità pubblica il Vietnam è fortemente impegnato. Un tema particolarmente dibattuto in questi ultimi tempi è la penuria di personale sanitario ma soprattutto di medici specializzati in Pediatria. Si segnala che l’Ospedale Pediatrico Nazionale è spesso sovraffollato di appuntamenti in attesa poiché le sedi ospedaliere periferiche sono sprovviste o scarsamente provviste di personale pediatrico. La sede medica di Van Quan Ward è praticamente deserta, pur essendo collocata in pieno centro ad Ha Noi, nel Distretto Ha Dong e la Stazione medica di Cau Dien Town ha tutte le attrezzature per dare risposte alle richieste di genitori con bambini variamente ammalati ma è privo di personale medico esperto in materie pediatriche. Così come altrettanto spesso, le sedi periferiche –al momento del bisogno- risultano sprovviste di vaccini adeguati al caso, come accade per l’influenza. E così, Nguyen Van Phi, il Direttore del Distretto Tu Liem, lamenta il fatto che è particolarmente difficile attrarre pazienti e le loro damiglie verso i Centri sanitari periferici. Allo stesso tempo, il Direttore dell’Ospedale Pediatrico Nazionale, Nguyen Thanh Liem, afferma che in Ospedale ha visto 1.500 pazienti a fronte di soli 600 posti-letto. Il che vuol dire che ogni medico, visita 70 pazienti al giorno. Nguyen Thi Giang Huong, Capo del Management and Training Division presso l’ Ha Noi Medical University, afferma che i bambini sotto i sei anni sono stati ammessi alla Sanità Pubblica con copertura totale dei costi all’Ospedale di Stato fin dal 2005, secondo quanto previsto dalla Legge su Protezione, Cura ed Educazione dei Bambini. Questa legge ha portato qualche medico in più a studiare Pediatria ed a laurearvisi, a fronte dello stress lavorativo sempre più alto in tale ambito e con retribuzioni abbastanza basse rispetto ad altri settori medici. Alcuni ospedali hanno anche provato a mettere a disposizione una somma pari a circa 23 Dollari Usa al mese come incentivo mensile extra ma si è dovuto constatare che la misura adottata si è rivelata alquanto inefficace. Così è nata la proposta di espandere ulteriormente Pediatria all’interno delle materie di studio universitario nel senso di distribuire tale livello di studi ed esercitazioni anche nelle sedi periferiche, in modo tale da ridurre del 30 per cento il sovraffollamento in alcune sedi ospedaliere piuttosto che in altre.
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