Troppi poveri? Aboliamoli. Questa la “brillante” idea del governo indiano per ridare smalto alle statistiche allarmanti che riguardano la situazione economica e sociale del Paese.
Il Presidente della Commissione quinquennale Montek Singh Ahluwalia, ha deciso di abbassare la soglia dell’indigenza a 22 rupie al giorno per le zone rurali e 28 per quelle urbane. L’equivalente di meno di 50 centesimi di euro al giorno.
Solo con questa trovata è riuscito a dimostrare che negli ultimi 5 anni la povertà in India è diminuita del 7,3%.
E non solo. Abbassando la linea di povertà è riuscito anche diminuire le richieste di assistenza statale, che interessano milioni di persone. Un risparmio notevole per le casse indiane.
Alle proteste della popolazione il primo ministro Manmohan Singh ha risposto ridimensionando lo scandalo ed assicurando che la linea di povertà non sarà l’unico parametro per l’accesso agli aiuti statali.
E pensare che Manmohan Singh è stato protagonista della grande rivoluzione degli anni Novanta che ha lanciato l’India verso i primati da potenza economica mondiale attuali.
Ora però non ha saputo trovare di meglio che rifarsi sugli oltre 300 milioni di poveri del suo Paese, il quale invece avrebbe bisogno di concrete misure economiche, assistenziali e progetti di sviluppo.
A Delhi, un’autista di risciò a pedali esprime l’incredulità generale “Prima di parlare di certi numeri”, dice “i ministri dovrebbero provare, almeno per un giorno, se riescono davvero a sopravvivere con 28 rupie. Ma non stando seduti in poltrona, piuttosto pedalando per 12-14 ore sotto il sole, e in mezzo al traffico”.
Un collega aggiunge “28 rupie non sono neanche la metà del “pizzo” che dobbiamo pagare tutti giorni alla polizia, solo per poter lavorare”.
Paola Totaro
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