di Emilio Garofalo
In Francia, quello di Marine Le Pen è sempre stato il partito oltranzista, dell’élite nazionalista. Una fronda che fa capo all’estremismo parlamentare di estrema destra. Ma, a due giorni dal primo turno delle presidenziali, il Fronte Nazionale risulta l’unico, vero vincitore delle elezioni, grazie anche all’inaspettato consenso dei ceti medi e degli elettori transfughi del partito socialista di Francois Hollande e della destra moderata del presidente uscente, Nicholas Sarkozy.
Gli elettori hanno espresso netta la scelta di voler combattere per la rinascita della loro nazione, riscoprendosi capaci di iniziare una nuova battaglia per ridare stabilità alla Francia. Nulla che fosse, però, incarnato dai due contendenti principali, Hollande e Sarkozy. La sola “arma” del popolo, il voto.
Lo stato maggiore del partito di Le Pen ha elogiato la libertà di coscienza dell’elettorato, grazie al quale è stato possibile sfiorare la soglia del 20 % dei consensi. Un risultato storico per il Fronte Nazionale, che, nel 2002, si era attestato al 17%.
Invece, i leader dati per favoriti si sono attestati rispettivamente al 28,63% e al 27,18%. Un nulla di fatto, dunque, ai fini della vittoria. Si deciderà tutto al secondo turno, in cui i due saranno ancora l’uno contro l’altro, a contendersi la vittoria. Ma, a margine della loro battaglia, colpisce il largo consenso ottenuto dal Fronte Nazionale.
Il partito ultraconservatore, piazzandosi saldamente al terzo posto, ha fatto di Marine Le Pen l’unica effettiva vincitrice di queste elezioni. E, stando a quanto dichiarato dalla stessa leader, questo si deve al coraggio e all’onore di quanti hanno scelto di sedersi al “tavolo delle elites”, ribadendo, appunto, il carattere oltranzista del suo gruppo.
A preoccupare, ora, è la deriva xenofoba e reazionaria che potrebbe sconvolgere gli equilibri della politica interna francese. Il presidente Sarkozy, secondo Le Pen, non ha alcuna chance di vincere le presidenziali.
I principali esponenti politici francesi ed europei hanno espresso tutta la loro preoccupazione per l’inaspettato avanzamento del partito di estrema destra, specie dal momento che il saldo impianto elitario, che ha caratterizzato, negli anni, la struttura del Fronte Nazionale, ha subito delle profonde modifiche, grazie al voto dei ceti medi e dalla borghesia.
Sul consenso, infatti, hanno inciso l’elevato tasso di disoccupazione e la depressione economica, che hanno reso la Francia più vulnerabile agli “attacchi” della politica comunitaria. I lunghi mesi della deriva finanziaria hanno indebolito il Paese e, come spesso accade nei periodi bui di una rappresentatività impoverita, il diffondersi di nuovi ideali di fierezza nazionalistica hanno consentito, al partito che li incarna, un grande risultato.
E mentre fuori dai confini francesi i principali segretari di partito continuano a parteggiare, con le loro dichiarazioni, per i due partiti principali, monta la perplessità per il Fronte Nazionale, la cui incontenibile escalation sarebbe stata causata, a detta di molti, dal fallimento della politica comunitaria dell’asse franco tedesco.
Il duetto Merkel – Sarkozy è stato, infatti, bocciato senza riserve dall’elettorato francese. Entrambi gli estremismi di destra e di sinistra sono confluiti nel partito guidato da Marine Le Pen. Ora, dunque, non resta che attendere l’inizio di una “nuova battaglia”.
La stessa che la leader non ha esitato ad annunciare, per far sì che nulla possa “essere come prima”. Il programma del Fronte Nazionale prevede, infatti, un netto intervento sul sistema politico, economico e bancario, da condurre attraverso una battaglia parlamentare che, nelle intenzioni della leader, renderà il partito l’unico vero gruppo di contrasto “alla sinistra ultraliberale, lassista e libertaria”.
Ancora non possiamo dire se, a tutti gli effetti, Marine Le Pen sarà la protagonista dell’unica forza di opposizione in Parlamento. Ma che sia l’indiscussa, grande vincitrice di queste elezioni, appare ormai come un dato incontrovertibile.
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