di Giuliano Luongo
Dopo il successo riscontrato dall’edizione tenutasi a S. Pietroburgo, il festival N.I.C.E. (New Italian Cinema Events) sbarca anche a Mosca: nella capitale russa, fino al 17 aprile (sullo stesso sito ufficiale della manifestazione, una pagina riporta invece che il tutto finirà un giorno prima) saranno proiettati nove film nostrani più o meno d’autore. Mentre ci chiediamo perché un evento italiano sia identificato da un acronimo britannico – oppure rappresentante il nome di una nota città francese – elenchiamo brevemente i titoli presentati:
“Una vita tranquilla” di Claudio Cupellini
“20 sigarette” di Aureliano Amadei
“Il primo incarico” di Giorgia Cecere
“C’è chi dice di no” di Giambattista Avellino
“Il padre e lo straniero” di Ricky Tognazzi
“Questo mondo è per te” di Francesco Falaschi
“Il gioiellino” di Andrea Molaioli
“Due vite per caso” di Alessandro Aronadio
“L’estate” di Martino di Massimo Natale
L’evento non è cosa nuova al suolo russo, visto che l’edizione testé in corso è la quindicesima. Trapela entusiasmo dalle parole dell’organizzazione e dei nostri rappresentanti all’estero, con il Direttore dell’Istituto di Cultura Italiano a Mosca Adriano dell’Asta a sostenere che “non si può sottovalutare l’importanza del cinema nel rapporto tra Russia e Italia”.
Se ci si chiede quale sia la rispondenza sul suolo postsovietico, è presto detto: basta una scorsa al sito ufficiale del circuito Formula Kino (Формула Кино, “Formula Cinema”) per notare quanto i russi stiano apprezzando l’evento, con Due vite per caso che si è beccato ben una stella su di un massimo di cinque – il perché di esportare qualcosa ove reciti Sarah Felberbaum è ignoto ai più. Ben più accettabile è il livello degli altri film (se il nostro sguardo esclude le parole “Ricky Tognazzi”), tra l’interessante esperienza pseudobellica di Amadei e il validissimo tributo alle donne della Cecere: ricordiamo inoltre la grandiosa per alcuni, inquietante per altri, presenza del monolitico Toni Servillo nelle pellicole di Cupellini e Molaioli. C’è pure la sostanziosa critica sociale del film di Avellino (Giambattista, non la città irpina), pellicola generalmente disprezzata dal pubblico e dalla critica (gira su due stelle e mezzo su cinque su MyMovies, se vi fidate) arricchita da sapidi interpreti come Luca Argentero, Paola Cortellesi e l’inguardabile ex vee jay di MTV Paolo Ruffini.
Accanto a tale selezione di film, saranno inoltre proiettate altre quattro pellicole, con omaggi ad Avati (con “Il cuore grande delle ragazze”, che ha aperto la rassegna) e “Il gattopardo” del leggendario Luchino Visconti, più “Hit the road, nonna” di Duccio Chiarini e “The Cricket” di Stefano Lorenzi.
Il festival sarà inoltre arricchito dall’assegnazione di alcuni premi, ossia la borsa di studio “Premio Alexander Gimelfarb” e il “Premio Bozzetto d’oro Savio Firmino” per la miglior scenografia. La giuria coordinata da Panorama TV consegnerà il premio per la “miglior regia” e un “premio del pubblico”.
Domandandoci se l’inserimento in cartellone di Alex l’Ariete avrebbe alzato il livello dell’intera kermesse, ci auguriamo che tali alfieri riusciranno a tenere alto l’onore del nostro cinema, lieti comunque che la nostra produzione riesca a superare i confini nazionali a prescindere dalla sua qualità effettiva.
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