di Paola Totaro
Ieri, giovedì 12 aprile è stato pubblicato il rapporto del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sul controllo del rispetto delle sentenze da parte degli Stati membri. Il giudizio globale è tutto sommato positivo, ed il comitato esprime “parziale soddisfazione per il maggior numero di sentenze che si è riusciti ad eseguire nel 2011”, nello specifico 816 casi in più rispetto all’ anno precedente.
Il rapporto appena pubblicato è stato stilato sulla base delle nuove procedure introdotte dalla riforma della Conferenza dei Ministri europei della Giustizia di Interlaken nel 2010, che sono riuscite a rendere più trasparente ed efficace il lavoro della Corte, oltre ad aver accelerato le procedure. Il rapporto ha rilevato ancora molti problemi strutturali, che a fatica si cercano di superare, basti pensare che ci sono sentenze emesse cinque anni fa che ancora devono essere eseguite.
Pur rilevando un generale miglioramento della situazione, la corte ha comunque stilato l’elenco degli Stati inadempienti, tra cui l’Italia che si è aggiudicata il primo posto, per lentezza dei processi ed il ritardo nei risarcimenti. Tra le sentenze non eseguite in Italia vi sono però anche molte mancate espulsioni di cittadini stranieri verso paesi che, secondo i giudici di Strasburgo, non garantiscono il rispetto della dignità’ e dell’incolumità fisica.
Sono anche aumentate le somme da risarcire rispetto all’anno precedente. Nel 2010 lo Stato ha dovuto indennizzare cittadini che hanno vinto il ricorso alla Corte europea per oltre sei milioni di euro. Nel 2011 la cifra è salita a otto milioni e mezzo. L’Italia quindi si piazza al primo posto con 2.522 sentenze inapplicate, su un totale di 10.689, per la maggior parte a causa della lentezza della giustizia.
Alle spalle dell’Italia, nella classifica 2011 degli Stati “inadempienti” stilata a Strasburgo, si colloca la Turchia con 1.780 casi seguita della Russia con 1.087 casi, della Polonia (924) e dell’Ucraina (819).
Ma di questi, non tutti hanno fatto registrare un peggioramento della situazione nell’ambito giudiziale, anzi per alcuni la situazione è notevolmente migliorata rispetto al 2010. L’Italia quindi, non riesce a beneficiare della riforma ed essendo ormai il quinto anno che si fregia della “maglia nera” per inadempienze, il nostro Paese rimane un “sorvegliato speciale”.
E non può dirsi democratico un Paese in cui manchi la Giustizia.
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