E’ tornato libero Chen Guangcheng, il dissidente cinese non vedente fuggito dagli arresti domiciliari il 22 aprile scorso e accolto il 26 aprile dall’Ambasciata americana a Pechino. Ancora poco chiare le motivazioni per cui Chen abbia abbandonato la sede diplomatica.
Il dissidente, una volta uscito, si è sottoposto ad un controllo medico in un ospedale della capitale cinese e ha poi finalmente riabbracciato la moglie ed i suoi 2 figli. A Stan Grant, un giornalista della Cnn, Chen ha rivelato di voler lasciare la Cina “al più presto possibile”, in quanto “teme per la sua vita”. Inoltre l’uomo si è lamentato per essere stato “abbandonato” dagli Usa e che all’interno dell’ambasciata statunitense nessuno gli aveva detto “esattamente come stavano le cose” in merito il suo rilascio. Secondo funzionari cinesi e americani, il governo di Pechino si sarebbe impegnato a lasciar vivere da uomo libero il dissidente. Chen ha però rivelato ad Associated Press di aver subito un ricatto in cambio della libertà. L’attendibile blogger cinese Zeng Jinyan ha addirittura dichiarato che Chen ha lasciato l’ambasciata perché la moglie ed i figli avevano subito minacce. Oltre alla libertà il governo di Pechino avrebbe promesso a Chen la possibilità di vivere lontano dal suo villaggio, nel quale era stato perseguitato da otto anni, e terminare gli studi di avvocato. Ma Chen non crede alle parole del governo e vuole lasciare il Paese perché preoccupato per il futuro.
Il segretario di Stato Hillary Clinton, da oggi a Pechino, chiede al governo cinese di tenere fede agli accordi presi e rigetta le accuse, formulate dalla Cina, di indebita intrusione nella vicenda. l ministro degli esteri cinese ha infatti denunciato l’ambasciata Usa di aver “violato le leggi cinesi ed internazionali” ed ha chiesto le “scuse” da parte del governo americano il quale le ha seccamente rifiutate. Funzionari de Dipartimento di Stato hanno raccontato che Chen era ferito quando il 26 aprile si è presentato all’ambasciata Usa e la Clinton ha sottolineato che l’aiuto è stato concesso “su base umanitaria”. Chen nel 2010 ha finito di scontare una condanna a quattro anni di prigione ma, una volta libero, è stato poi posto illegalmente agli arresti domiciliari da parte delle autorità cinesi, le quali hanno anche torturato il dissidente e la sua famiglia.
Paola Totaro
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