Charles Taylor, 64enne ex presidente della Liberia, è stato condannato all’Aja, in Olanda, a 50 anni di reclusione per crimini contro l’umanità quando era ancora presidente nel suo paese. L’accusa aveva chiesto ottant’anni di carcere per l’ex presidente, ma la sentenza ha ridotto di trent’anni la pena. I fatti risalgono agli inizi degli anni ’90 e sarebbero avvenuti nel confinante Sierra Leone: Taylor è stato accusato non solo d’aver appoggiato il Fru (Fronte rivoluzionario Unito, reo di aver commesso molte atrocità e centinaia di morti), ma anche d’averlo addestrato prima dell’invasione stessa.
Charles Mc Arthur Ghankay Taylor è figlio di madre liberiana e padre americo-liberiano; questa sua doppia cittadinanza gli ha permesso di laurearsi in economia negli USA. Ha svolto sin da giovane un ruolo attivo nella politica del suo paese, fin dai tempi del governo di William Tolbert: Taylor addirittura avrà un ruolo nel rovesciamento di quest’ultimo a favore dell’insediamento di Dole, nel 1980. Dopo vari episodi, anche piuttosto gravi (come il suo arresto), Taylor riuscì a diventare presidente della Liberia con uno slogan diventato famoso “He killed my ma, he killed my pa, but I will vote for him” (“Lui uccise mia madre, lui uccise mio padre, ma voterò per lui”) e con l’80% dei voti; ma ben presto si macchiò dei peggiori crimini, come appunto l’appoggio al Fru, il commercio illegale di diamanti di guerra o il reclutamento di soldati-bambino; successivamente fuggì in Nigeria per scampare sia all’avanzata di truppe ribelli a Monrovia sia alla taglia di due milioni di dollari sulla sua testa. La ‘corsa’ si è appunto conclusa con il suo arresto e con la condanna da parte della Corte Speciale per la Sierra Leone all’Aja.
Emiliano Rossano
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