Mentre cresce l’attesa per i risultati elettorali e fioccano i ricorsi per irregolarità alle prime elezioni presidenziali in Egitto dopo la caduta dell’ex rais, arriva la condanna pesante per uno dei massimi protagonisti dell’era Mubarak. Un tribunale penale del Cairo ha condannato ieri a sette anni di reclusione e ad una multa di oltre quattro milioni di euro l’ex capo di gabinetto di Mubarak, Zakaria Azmi, accusato di malversazioni e di abuso di potere. Azmi, dal 1989 fra i più stretti collaboratori dell’ex rais, il quale, si diceva, non si faceva vedere in pubblico senza averlo al suo fianco, era anche un esponente di punta del disciolto Partito nazionale democratico, al potere per trent’anni. La condanna si aggiunge ad una serie di sentenze nei confronti di vari esponenti dell’ancien regime. L’ex ministro dell’Interno Habib el Adly è stato condannato a cinque anni di carcere per gli stessi reati, l’ex ministro delle Finanze Youssef Botros Ghali a dieci nell’ambito dello stesso processo. L’allora ministro del Turismo, Zoher Garana, ha ricevuto una condanna di 5 anni di reclusione per la vendita sottocosto di terreni a due imprenditori per l’edificazione di centri turistici a Hurghada, località balneare sul Mar Rosso.
Condanne a quindici anni per Rashid Mohamed Rashid, ex ministro del Commercio, riparato a Londra come Boutros Ghali, e a dieci anni per Ahmed Ezz, uomo d’affari della cerchia ristretta di Mubarak e segretario generale del Pnd. La sentenza della corte di ieri arriva in un clima particolare, di grande attesa per il risultato del voto delle prime presidenziali del post Mubarak, sul cui esito sono fioccati ieri i ricorsi per irregolarità dei quattro principali candidati. Al nasseriano Hamdin Sabbahi, che secondo i dati ufficiosi è il primo degli esclusi dal ballottaggio, si sono uniti l’altro escluso, il filo islamico moderato Abdel Moneim Abul Fotouh, e anche coloro che vengono dati vincitori, il fratello musulmano Mohamed Morsi e l’ultimo premier sotto Mubarak Ahmad Shafik.
Luca La Gamma
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