Emergency diventa maggiorenne, 18 anni spesi per la cura del prossimo

di Valentina Ersilia Matrascìa

Emergency diventa maggiorenne. Sono trascorsi 18 anni da quel 15 maggio 1994 in cui Gino Strada, fondatore insieme a sua moglie Teresa Sarti della Ong, propose ad un gruppo di amici in un ristorante di Milano quell’ “idea un po’ folle”. E’ lo stesso Strada a ricordare quella sera sulle pagine di E, il mensile di Emergency.  Riconosciuta giuridicamente come Onlus nel 1998 e Ong dall’anno successivo, Emergency affianca già dalla fondazione al desiderio di cura che mettesse “a frutto l’esperienza di un gruppo di medici e infermieri nel campo della chirurgia di guerra per fondare una nuova organizzazione che potesse muoversi rapidamente, che potesse essere completamente indipendente dalle logiche dei governi e da interessi che non fossero quelli dei pazienti, che potesse portare aiuto – gratis e di qualità. A tutti quelli che ne avevano bisogno”, anche quello “di denuncia: vogliamo raccontare a tutti la vergogna delle mine antiuomo, che ogni giorno fanno strage di bambini, vogliamo raccontare che l’Italia è tra i maggiori produttori al mondo di questi ordigni micidiali, vogliamo che il nostro Paese smetta di produrle, subito”.

Alla guida dell’Associazione dal 1 settembre 2009, in qualità di presidente, Cecilia Strada, figlia della coppia di fondatori. Prima di lei, sua madre, Teresa Sarti che lo ha ricoperto dalla fondazione alla sua morte avvenuta nel settembre 2009 all’età di 63 anni dopo una lunga malattia. La mission della ONG è quella della promozione di valori di pace e del rispetto dei diritti umani offrendo cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine anti-uomo e della povertà intervenendo, fino ad oggi, in 16 paesi con strutture mediche di base, di primo soccorso ed altamente specializzate per la chirurgia e la medicina di guerra, centri per la riabilitazione e portando aiuto a 4.668.900 persone (dati Emergency al 31 dicembre 2011).

Tra le pagine dei ricordi, non sempre piacevoli, di Emergency c’è, senza dubbio, nel agosto 2011 il rapimento del volontario italiano Francesco Azzarà, a Nyala nel sud del Darfur mentre raggiungeva l’aereoporto locale. Un sequestro che per quattro mesi ha tenuto con il fiato sospeso l’Ong e il mondo intero e che ha trovato una felice conclusione con la liberazione del operatore dell’organizzazione medico-umanitaria, nel dicembre dello stesso anno. L’anno precedente invece, nell’aprile 2010, tre operatori di Emergency vengono arrestati a Lashkar-gah, in Afghanistan. L’accusa per Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani, successivamente risultati innocenti, è di aver complottato per uccidere il governatore della provincia; accusa sostenuta anche in base al ritrovamento da parte della polizia afghana di armi all’interno del Centro chirurgico per vittime di guerra gestito dall’associazione e intitolato al giornalista e scrittore Tiziano Terzani. Se in un primo momento l’ospedale era stato costretto a chiudere, al termine di quello che venne definito da più parti un tentativo di screditare e di mettere a tacere un “testimone scomodo” come Emergency, il 18 aprile 2010 i tre vennero rilasciati e la struttura venne riaperta.

Apertamente schierata contro la guerra e, sebbene da statuto “indipendente e neutrale”, aspramente critica verso le scelte politiche di intervento nei conflitti fatte da governi italiani oltre che per le politiche sull’immigrazione e di respingimento e le ingenti spese militari che ogni anno l’Italia mette a bilancio. Posizioni più volte ribadite attraverso le campagne intraprese come quella del 2002 denominata “Fuori l’Italia dalla guerra” contro l’intervento italiano in Iraq e dal chirurgo di Sesto San Giovanni che, rispondendo all’accusa di essere un pacifista radicale, ha più volte affermato “Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra”.

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