di Gabriele Aluigi
Parlare di Iraq porta subito alla mente il nome di Saddam Hussein, la campagna militare degli Stati Uniti contro il dittatore di Baghdad ed il generale accostamento alla situazione politica dei confinanti Siria e Iran e del più lontano Afghanistan. In realtà, dopo la Seconda Guerra del Golfo, l’Iraq è divenuto una Repubblica Parlamentare, come sancito dalla Costituzione del 2005 che ha cercato di individuare una formula statale in grado di equilibrare gli interessi delle tre comunità che influiscono sulla società civile: i curdi, gli sciiti e i sunniti.
A molti può sembrare una premessa ridondante, ma appare necessaria per introdurre l’incontro che è avvenuto questa mattina a Bruxelles, nella sede della Commissione Europea, tra Catherine Ashton, Alto Rappresentate per gli Affari Esteri dell’Ue, ed il Ministro degli esteri iracheno Hoshyar Zebari. Sebbene possa passare in secondo piano rispetto all’agenda mediatica odierna, questo meeting appare di cruciale importanza nella storia dell’Unione Europea e dell’Iraq stesso, che attraverso i due rappresentanti hanno firmato un accordo di cooperazione e partnerariato in materia energetica, il primo trattato in assoluto tra i due organismi.
A che scopo? Riportando le parole della Ashton, l’intento è quello di “sigillare il nostro desiderio comune di lavorare insieme su una serie di questioni per le quali entrambe le parti hanno molto da guadagnare”. Ed in effetti la firma posta quest’oggi apre alla possibilità di una collaborazione su vari fronti. L’Unione Europea ha bisogno di energia e di terreni sui quali poter investire, in particolar modo nell’ambito dei servizi. L’Iraq ha bisogno di un partner forte vista l’instabilità delle nazioni confinanti, Siria e Iran in primo luogo, nonché di investitori. Senza contare che per l’Unione Europea un partner in Medio Oriente potrebbe aprire strade preferenziali per le negoziazioni con la Siria ed il suo dittatore Bashar Al Assad, che da mesi resiste alle pressioni internazionali che gli chiedono di farsi da parte. “Per me questo accordo è soprattutto il simbolo del desiderio dell’Unione Europea di sostenere l’Iraq nella strada verso la democrazia ed una prova della sua volontà di creare una relazione duratura negli anni”, ha continuato la Ashton.
Diritti umani e ricerca della democrazia, quindi. Se la crisi economica ed i moniti al rigore monopolizzano l’attenzione dei Capi di Stato europei e preoccupano i popoli occidentali, è sempre bene riuscire a gettare lo sguardo oltre la siepe, o le bende, verso chi, ancora oggi, lotta e lavora per la sicurezza democratica, per le libertà personali, per uno Stato più giusto, per uscire dal passato.
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