testo e foto di Valerio Polici
Il nostro Valerio Polici è stato a Francoforte, dove ha seguito per noi le proteste del movimento anticapitalista internazionale Blockupy Frankfurt. Riportiamo di seguito la sua testimonianza su quanto accaduto giorno per giorno nella capitale finanziaria europea, sede della Bce.
Da diversi giorni, sul web, appaiono video, comunicati, e campagne informative, sulle giornate di Francoforte: sarà una quattro giorni (16-19 maggio) di mobilitazione internazionale contro le politiche di austerità e la crisi che non accenna a risanarsi, organizzata dal movimento “Occupy” europeo. Mi convinco dell’ importanza dell’ evento, e di volerlo raccontare, quindi contatto i corrispondenti romani, per organizzare la partenza. “Delle giornate di mobilitazione primaverile, in Italia, non c’ è stata nemmeno l’ ombra, Francoforte sarà un’occasione per riscattarci. Mezza Europa si sta organizzando per salire, noi non saremo da meno”. Queste le premesse dei collettivi della Sapienza a pochi giorni dalla partenza per il “Blockupy Frankfurt”; l’iniziativa coinvolge le realtà più diverse, unite dalla convinzione che lo stampo economico vigente abbia già ampiamente mostrato le sue falle interne e debba terminare al più presto. Quale meta migliore, se non la sede stessa della BCE, per riunirsi tutti quanti e mostrare il proprio dissenso? “Ma non sarà una passeggiata” assicurano i ragazzi romani, ” i compagni di Francoforte, ci stanno tenendo aggiornati sulla linea durissima che la polizia tedesca sta attuando per quei giorni, pian piano ci stanno negando ogni spazio, precedentemente accordato, praticamente sarà illegale riunirci quasi ovunque”. Sembra che questa sia la conseguenza dei disordini avvenuti in città durante le dimostrazioni del 31 marzo e conclusi con svariati danneggiamenti, più di 500 arresti e 120 divieti per gli attivisti locali di circolare per il centro per tutta la durata del’ iniziativa.
Decidiamo quindi di partire un giorno prima per vedere che aria tira. Arriviamo a Francoforte nella mattina del 15 maggio e veniamo subito accolti da alcuni ragazzi di Padova, arrivati qualche giorno prima, che ci confermano il clima di forte tensione che da giorni aleggia per la città. I media stanno preparando i cittadini per una guerriglia urbana senza precedenti. Andiamo ad incontrare gli organizzatori tedeschi del movimento Blockupy che ci confermano tutto, rincarando la dose: “Dalla mattina del 16 maggio, dopo che effettueranno lo sgombero dell’ “accampada” (un sit-in permanente di pacifisti che da 273 giorni sono riuniti con tende e tutto l’occorrente per la sopravvivenza, proprio di fronte alla BCE), il centro verrà chiuso, con il divieto assoluto di circolazione per chiunque. Verranno sospesi anche i mezzi di trasporto in quella zona e chiuse tutte le attività commerciali. Un dispiegamento di 15.000 poliziotti a difesa della city finanziaria, e un atteggiamento tendenzialmente negativo verso ogni forma di dialogo o contrattazione: “Se farete i bravi fino al 18 potremmo concedervi il corteo del 19, nulla di più”. Questa è l’ ultima proposta del governo. Seguono quindi riunioni infinite fino a tarda notte, tra gli organizzatori, per decidere il da farsi e non rischiare un buco nell’ acqua, considerando che solo dall’ Italia entro il 17 arriveranno 450 persone, per non parlare delle migliaia provenienti da Grecia, Slovenia, Francia, Spagna, Finlandia, Paesi Bassi, e quasi da ogni città tedesca. Con un numero così elevato di persone, e senza autorizzazioni per i cortei, la gestione della piazza sarà a dir poco un’ impresa titanica, e il rischio di disordini alto.
16 maggio, ore 5.00 del mattino – Mi avvio verso l’accampada che dovrà essere sgomberata entro tre ore, ma non sembra che gli “occupanti” siano molto preoccupati per quello che accadrà a breve. “Resisteremo pacificamente e ci faremo portare via uno ad uno. E poi abbiamo preparato una bella sorpresa colorata per la polizia”. Appaiono le prime camionette, che in breve circondano tutta l’area; quindi, con tutta calma, i manifestanti si preparano: stendono un grande telo per terra, dove si sdraieranno tutti insieme, in attesa di essere portati via, ed ecco apparire 4 piccole piscine gonfiabili, una decina di secchi di vernice, e tanti coloranti al seguito: ci spiegano che si cospargeranno di vernice, in modo che quando verrano portati via, potranno colorare tutti i poliziotti, gesto simbolico del loro pacifismo, e della distanza ideologica dal Blocco Nero. Dopo i 3 annunci (in questo genere di operazioni, la polizia tedesca è solita fare tre inviti, ad uscire volontariamente dall’ area occupata, prima di procedere allo sgombero), inizia l’ entrata vera e propria nel parco, con fare molto militare, a tratti teatrale. Marciano a passo svelto, attraversando in diagonale il quadrato dai due lati opposti, per arrivare ad accerchiare su due livelli tutte le persone sdraiate a terra. Iniziano a portare via i primi e poco dopo uno dei ragazzi immersi nella vernice inizia a schizzare, sorridendo, alcuni poliziotti; in breve ecco i suoi amici fare lo stesso, ma con interi secchi. Colta di sprovvista, la polizia corre via; ma in pochi secondi molti di loro si ritrovano pieni di colore dalla testa ai piedi, quindi decidono di ignorare la situazione e procedere. A operazione quasi ultimata, rimangono quei pochi totalmente immersi nelle piscine ed ecco mostrarsi la proverbiale organizzazione tedesca: un gruppo di 30 poliziotti, con tute da imbianchino, corre verso di loro e prende di peso tutti e li porta nelle camionette. Uscendo dall’area appena sgomberata si vedono transenne ovunque e centinaia di forze dell’ordine a difesa della stessa.
La “zona rossa” del centro di Francoforte è ormai attiva: inizia il Blockupy, ma per ora solo da parte della polizia.
17 maggio, ore 8.00 del mattino – L’ appuntamento è alla Goethe Universitaet, diventato (insieme ad un campeggio leggermente fuori Francoforte) centro principale di accoglienza e di varie assemblee per gran parte degli attivisti.
L’aria è già tesa perché si vede la zona riempirsi man mano di un numero a dir poco eccessivo di camionette, e giungono le prime notizie di pullman, provenienti da Italia e Germania, fermati, perquisiti, e nonostante non sia stato trovato nulla di illegalmente compromettente, o addirittura sospetto, invitati a tornare indietro. Sembra che per i berlinesi si stia attrezzando un servizio di “scorta” per riportarli fino alla città di provenienza. Francoforte e Berlino distano quasi 500 chilometri. Si procede comunque con la prima assemblea organizzativa per informare sullo sviluppo degli eventi e cercare di coordinarsi per raggiungere Paulsplatz, piazza centrale dove ha sede il municipio, e dove si dovrà costituire una delle accampate principali. Pian piano iniziano ad arrivare francesi, sloveni, finlandesi e italiani in gran quantità. Si preparano striscioni, libri di polistirolo per il “book block”, mascherine colorate con il simbolo 99% (con ruolo non solo folkloristico, ma anche di protezione contro gli spray antiaggressione visto il divieto assoluto di coprirsi il volto). Se mai qualcuno se ne fosse dimenticato, arrivano una decina di poliziotti antisommossa a ricordare che nessun corteo è stato autorizzato per la giornata, e loro saranno là tutto il tempo onde evitare che questo accada. Si capisce presto che i numeri non ci sono: giunti ormai alle 12.00 non si superano le 200 persone e, in previsione di imminenti arrivi di altri pullman che per evitare fermi hanno percorso strade alternative, si indugia se sia il caso di aspettarli. L’umore generale è prossimo al declino. Si capisce che una scelta deve essere fatta in fretta e tutti insieme, con la profonda convinzione di essere nel giusto, e di avere il diritto di manifestare, si sceglie di partire, con tutti i rischi del caso. Qualche coro per rincuorare gli animi e il piccolo corteo si avvia. Quattro metri percorsi e il primo cordone di polizia si raggruppa in tutta fretta per bloccare i manifestanti che, dopo un inutile tentativo di trattativa, decidono di deviare verso la strada principale. Nemmeno il tempo di raggiungerla ed ecco arrivare da ogni direzione blindati, moto, macchine e centinaia di agenti, uno scenario surreale e intimidatorio immaginabile in ben altro tipo di contesti. Un esponente della sinistra tedesca, nel mezzo del corteo, tenta il dialogo con le forze dell’ ordine che dopo qualche minuto si risolve in una proposta, altrettanto surreale, ma che comunque permetterebbe ai ragazzi di raggiungere la meta prefissata: “Potrete avviarvi verso il centro, solo in piccoli blocchi da dieci, con intervalli di 5 minuti, dalla partenza del gruppo precedente”. Sembrando la migliore soluzione possibile in quel momento si accetta e ci si prepara, ma non si fa in tempo a costituire il primo assembramento che misteriosamente un annuncio al megafono ritratta tutto, e informa che si procederà all’identificazione di ciascuno dei presenti, e successivamente all’ arresto. I ragazzi tedeschi iniziano quindi una veloce informativa su diritti e norme da seguire per i fermati, nonché sui possibili abusi da parte della polizia, diffondendo il numero telefonico di un legal team appositamente costituito per quei giorni e disponibile giorno e notte. I fermi dureranno fino al mattino successivo, seguiti dal rilascio di un foglio di diffida per un raggio di 5 chilometri dal centro della città (per i più fortunati); altri invece, colpevoli di avere “strani” tagli di capelli o sospetti abbigliamenti colorati, subiranno un processo per direttissima nella prima mattinata (capo d’ accusa: manifestazione non autorizzata), col proseguimento della detenzione fino al 19. Nel frattempo proseguono identificazioni e perquisizioni del tutto arbitrarie in giro per la città, fogli di diffida per gran parte dei nuovi arrivi, e un numero crescente di persone che raggiunge Paulsplatz, dove tra tende, striscioni, clown e bande musicali si cerca di alleggerire il clima. Opera resa sempre più difficile dal sensibile aumento di agenti, che pian piano bloccano ogni uscita, fino a sgomberare del tutto la piazza, con altre centinaia di arresti preventivi. Verso le 19.00, un altro ingente cordone di poliziotti, circondato il sindacato (un edificio privato), e non permette a nessuno di entrare o uscire.
18 maggio, ore 7.00 del mattino – Francoforte evoca scenari bellici: presenza di polizia raddoppiata, blindati ovunque, appaiono i primi agenti a cavallo e una decina di tank si aggirano intorno al centro finanziario. I cittadini, terrorizzati, si preparano al peggio ed evitano di stare per le strade.
Un preoccupante rullo di tamburi in lontananza allarma la polizia che prontamente si schiera per fermare questi pericolosi individui che suonano strani strumenti a quell’ora del mattino. Ma, seguendo l’esempio delle forze dell’ordine, anche i manifestanti oggi sono raddoppiati e spuntano da ogni dove, riuscendo abilmente a confondere, e in alcuni casi ad “accerchiare”, gli agenti stessi. Si è raggiunta la consapevolezza dell’impossibilità di riunirsi tutti insieme pacificamente per discutere sulle serie problematiche che investono il continente, e per manifestare il proprio dissenso cercando di trovare alternative possibili attraverso il confronto democratico. L’ unica metodologia che sembra attuabile, alla luce di quanto avvenuto nei giorni precedenti, è quella di dividersi in tanti piccoli gruppi per organizzare mini cortei improvvisati e piccoli blocchi. Questo è di fatto quello che succederà per tutto il giorno: in ogni angolo, e senza regole, piccoli agglomerati si formano per poi disperdersi, correndo qua è là. Ma nemmeno questo, evidentemente, è tollerato. La polizia inizia a spazientirsi e ad abbandonare quelle maniere di facciata più politically correct dei giorni precedenti: iniziano spintoni, arresti ancor più arbitrari e manganellate che non risparmiano nessuno. Girare per la città è davvero strano: più che “al sicuro” ci si sente quasi inadeguati, sbagliati e intimoriti, sotto i continui sguardi inquisitori della polizia. Gruppi di più di tre persone vengono molto spesso fermati e perquisiti; girare nei pressi dello studentato, o non avere il “giusto” look, può essere il pretesto di molti grattacapi e pedinamenti infiniti. Episodi davvero sgradevoli, e all’ordine del minuto, come il divieto di accesso a stazioni della metro, vie fuori dal centro, ponti, per chi, secondo l’agente di turno, ha indiscutibilmente “l’aspetto da manifestante” (onde evitare confusioni, l’aspetto da manifestante non è da intendersi come girare a volto coperto con armi in vista, ma avere rasta, una bandiera della pace o uno strumento musicale). Come se questo non bastasse, ad alimentare questo clima bellico inizia a diffondersi un nuovo look tra le forze del’ ordine, decisamente consono alla situazione: il passamontagna. La prima volta che li ho visti era a ridosso del Meno dove, improvvisamente, una quarantina di loro si copre il volto in fretta e furia, si mette i caschi e corre all’impazzata sulle camionette, diretti chissà dove. Normalmente ci si aspetterebbe quantomeno l’ arrivo di una pericolosa cellula terroristica per una reazione simile; qualche minuto dopo scopro invece che il tutto era dovuto ad uno pseudoblocco, di non più di cinquantina di ragazzini su un ponte, ragazzini che non avrebbero intimorito il più pacifista dei pacifisti. Da quel momento vedere agenti col volto coperto è diventata la norma.
19 maggio, ore 10.00 del mattino – Iniziano i preparativi per il tanto atteso e finalmente autorizzato corteo che sfilerà per le vie del centro fino a raggiungere una piazza limitrofa a quella che ospita la sede della Banca Centrale Europea. Nonostante le vicissitudini dei giorni precedenti, l’aria tra i manifestanti sembra più serena. Forse perché, ormai abituati ad un certo clima, il solo sapere di poter manifestare in santa pace fa dimenticare per qualche ora la rabbia accumulata. Ci sono persone provenienti dalle nazioni europee più diverse: appaiono cartelli in greco, francese, finlandese e italiano. Musica, pupazzi giganti, marionette con il volto della Merkel. Il corteo parte intorno alle ore 12.00 e per non lasciare che l’ aria sia eccessivamente serena e rilassata, gli incappucciati della polizia si introducono arbitrariamente nel corteo con lunghissime file da due o tre, a seconda della presunta quantità di estremisti di Al Qaeda all’interno. Spesso dividono il corteo in due parti, e comunque lo seguono parallelamente in quasi tutta la sua estensione. Si vede una signora anziana, venuta da Amburgo perché crede anche lei in un’altra Europa possibile; iniziare a tremare sempre più forte, convinta che, se tutti quegli incappucciati si aggirano per il corteo, qualcosa di molto pericoloso stia accadendo. Arriva un medico e la signora viene accompagnata fuori, prima che il panico prenda il sopravvento. Vaglielo a spiegare che è “solo cinema”. Pochi minuti dopo un ragazzo tedesco, vestito da clown, ironizza sulla situazione mettendosi davanti ad un cordone di “black cops”, scimmiottando ironicamente i loro gesti, invitando le persone a stare alla larga, e a mantenere l’ ordine. Comunque nonostante i timori “fondati” di un imminente guerra civile, si giunge al termine del corteo in tutta tranquillità. Un piccolo palco allestito per l’ occasione suona musica reggae. C’è chi balla, chi mangia, chi si riposa nel parco antistante mangiando un panino, con tutta l’ amarezza, per quello che poteva essere e non è stato.
Dopo l’ esperienza di questi giorni, da fotografo e non da attivista, preso a manganellate diverse volte, quasi arrestato in due occasioni, colpevole di non avere un tesserino tedesco che attestasse effettivamente il mio diritto di trovarmi in quel posto, a documentare quanto stava accadendo, torno a Roma, con tanti dubbi e molta amarezza. Quello che è successo a Francoforte, più che democratico, mi è sembrato una brutale prova di forza, da parte di chi continua a speculare sulle nostre vite, e ormai, non ti concede più nemmeno il “contentino” di poter dire : “cerchiamo insieme un’ altra soluzione”. Il sacrosanto diritto ad esprimere il tuo dissenso sembra ormai il ricordo di un tempo lontano, lontano da un presente dove è meglio stare in casa se non si vuole avere problemi.
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Grazie per questo servizio. Da ieri sta girando in internet una foto di Frankfurt mostrando poliziotti sorridenti e a volto scoperto “soi disant” unendo si ai manifestanti.Senza didascalia a volte, con spiegazioni “omettendo” informazioni concrete , inducendo in inganno . Anche chi ha “buone intenzioni” tende a manipulare e quindi non e’ poi differente da chi ci ha manovrato per anni dietro per arrivare a dove siamo…. Sarebbe interessante voi pubblicare fotos di quest evento,..