Istituita dall’Unesco nel 1993, si celebra oggi 3 maggio la Giornata Mondiale sulla Libertà di Stampa. “Voci Nuove: la libertà dei media aiuta a trasformare la società” è il titolo di quest’anno; in questi 4 mesi di 2012 sono già stati uccisi 43 giornalisti in tutto il mondo, secondo quanto riporta l’International Press Institute di Vienna. Amnesty International parla di giornalisti sotto “continuo attacco”.
AFRICA. Il Sudan non è un paese per giornalisti: vengono accusati di aver commesso crimini, sono censurati. ”Il numero di vessazioni e intimidazioni nei confronti dei reporter critici verso il governo si è intensificato a partire dal gennaio 2011”, quando si e’ alzata nuovamente la tensione tra i governi di Khartoum e Juba, ha dichiarato il responsabile per l’Africa di Amnesty, Erwin van der Borght. Finora ”le autorità sudanesi hanno chiuso 15 giornali, confiscato piu’ di 40 edizioni e arrestato otto giornalisti, mentre altri due sono stati banditi dalla scrittura”. Anche in Paesi come Etiopia e Gambia giornali, siti Internet ed emittenti radiofoniche sono sottoposti a rigidi controlli.
EUROPA. L’Italia invece, secondo il rapporto dell’ong Freedom House, è leggermente più indipendente dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi. “Le violazioni alla libertà di stampa sono purtroppo ancora oggi frequenti. Troppi giornalisti sono brutalmente aggrediti pur di informarci di ciò che accade nel mondo. Molti di loro sono malmenati, arrestati e persino uccisi. Queste plateali e gravissime violazioni dei diritti umani avvengono addirittura in un’epoca in cui la comunicazione ha raggiunto un’evoluzione sorprendente. Eppure c’è ancora chi cerca di censurare e nascondere i fatti, condizionando i giornali o oscurando internet”. È quanto ha affermato oggi Deborah Bergamini, presidente della sottocommissione per i Media e la Società dell’Informazione, nella Commissione Cultura dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Anche i regimi autocratici dell’ex Unione Sovietica reprimono il dissenso e imbavagliano le opposizioni. In Bielorussia per esempio attivisti, oppositori e giornalisti troppo “critici” sono ancora in carcere dal 2010.
Il report annuale di Reporters Senza Frontiere, stilato a inizio anno, si può riassumere con questa affermazione: “Repressione è stata la parola d’ordine per il 2011. Gli atti di censura e gli attacchi fisici ai giornalisti non sono mai stati così numerosi. Libertà di informazione non ha fatto rima con democrazia”.
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