Ikea usava prigionieri politici della Germania Est

Ikea, il gigante svedese dell’arredamento,tra gli anni ’70 e ’80 avrebbe usato prigionieri politici dell’ex Germania dell’Est per costruire il suo inventario di mobili. La storia è stata raccontata dal Daily Mail, il quale ha detto che presto la storia verrà mandata in onda da uno speciale sul canale televisivo Sveriges Televions (SVT).

L’azienda inizialmente ha negato i fatti per poi cambiare versione ammettendo  di non aver verificato se ci sia stato o no nel passato sfruttamento di prigionieri politici. Secondo la responsabile sociale e ambientale Jeanette Skjelmose: “Finora non vi sono evidenze del fatto che avremmo chiesto che i prigionieri politici della Germania dell’Est potessero essere utilizzati nella fabbricazione dei mobili. Quello che stiamo esaminando adesso è se questo possa essere accaduto in ogni caso, a nostra insaputa”.

Durante il 1970, Ikea ha aperto grandi impianti manifatturieri in tutta la Germania dell’Est, si parla di 65 fabbriche che producevano mobilio. Un documentario tedesco del 2011 ha citato una serie di documenti che testimoniano la cooperazione del gigante svedese con le autorità tedesco-orientali. Ad esempio il divano Klippan è stato prodotto nella Germania dell’Est in un impianto vicino il carcere di Waldheim. Un capo dell’ex carcere, ormai in pensione, ha confermato che tra i lavori previsti nei carcere c’era anche la possibilità di “costruire mobili”.

F.C.


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