Lina Ben Mhenni, 29 anni il prossimo 22 maggio, è la blogger eroina della rivoluzione tunisina che ha deposto, dopo più di vent’anni di dittatura, il presidente Ben Alì. Candidata al premio nobel per la pace e autrice del libro “Tunisian girl”, nel quale racconta la sua esperienza di blogger impegnata nel movimento per la liberazione della Tunisia.
Un paio di settimane fa, dopo ripetute minacce di morte, la giovane donna è stata aggredita e picchiata selvaggiamente da tre poliziotti, i quali hanno anche tentato di stuprarla, mentre altre altri tre uomini in divisa la tenevano ferma bloccandole le mani dietro la schiena e ferendola alle braccia ed alle spalle. Per fortuna le sue urla hanno attirato l’attenzione di passanti e lo stupro da parte dei poliziotti non è riuscito.
Lina ha raccontato a un giornalista dell’Espresso la sua drammatica esperienza. Nessun mezzo di comunicazione in Tunisia si è occupato dell’aggressione da lei subita, nonostante “abbia presentato una dettagliata denuncia di quanto mi è capitato alla Lega dei diritti umani del mio paese”.
E’ coraggiosa Lina e consapevolmente continua ad esporsi . L’incontro con il giornalista avviene in un luogo riservato, lontano da occhi indiscreti in un locale del centro storico di Tunisi, presidiata giorno e notte da blindati dell’esercito e pattuglie di poliziotti in assetto di guerra. Ha voglia di raccontare, di comunicare al mondo la realtà del suo Paese.
“E’ vero, Ben Alì non c’è più, ma in realtà rispetto a prima non è cambiato niente”, spiega Lina. “Forse rispetto a prima possiamo esprimere le nostre idee, ci siamo liberati delle passate paure, prima non si poteva nemmeno parlare, ma sostanzialmente la situazione non è cambiata”.
E continua. “Manca il lavoro, come mancava prima, c’è corruzione a tutti i livelli, come c’era prima, ma il dissenso è sempre represso con l’uso della violenza da parte della polizia e dell’esercito con aggressioni, uso di lacrimogeni, violenze, bastoni. Nel governo c’è corruzione a tutti i livelli e nonostante le nostre denunce sono tornati gli stessi picchiatori dei tempi di Ben Alì. Abbiamo le prove. Foto, video, registrazioni, ma nessuno fa niente per bloccare definitivamente questa oppressione. Io sono stata aggredita e picchiata presso la piazza dell’orologio il 9 aprile scorso da tre poliziotti. Mi hanno ferita, hanno tentato di violentarmi sessualmente per indurmi al silenzio, ma i colpevoli vivono indisturbati, pur essendo stati denunciati. Vogliono ridurmi al silenzio con la violenza e con ripetute minacce di morte, ma io non mi fermo”. Infatti Lina non ha mai smesso di essere portavoce, tramite il suo seguitissimo blog, dei giovani che vogliono il cambiamento.
Nonostante la sua determinazione, molte cose nella sua vita sono cambiate. “è cambiata tanto negli ultimi mesi: ho perso praticamente tutto, anche il mio fidanzato mi ha lasciato, ma importa. Vado all’università, sto insieme agli studenti, viaggio molto per diffondere notizie utili e verità”.
Nessuna scorta. “Mi accompagnano i miei familiari, in particolare mio padre e mia madre”, racconta la studentessa: “Per il resto mi muovo liberamente portando avanti tutti i miei impegni, senza farmi intimidire. Non basta aver costretto Ben Alì ad andarsene dal nostro Paese. Al suo posto ora ci sono altri governanti che si comportano allo stesso modo. E la stampa si comporta come sempre, elogiando i governanti di turno, come aveva fatto ieri col passato regime”.
Lina chiede l’aiuto della stampa internazionale “perché continui a tenere alta, il più possibile, l’attenzione su quanto sta succedendo nel nostro paese”. “So che il mio nome è stato inserito nella lista di persone indesiderate da eliminare e che anche il nostro blog viene preso di mira dalla polizia, per tentare di spegnare la poche voci libere che ancora ci sono in Tunisia”.
Paola Totaro
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