Durante l’odierna udienza presso l’Alta Corte di Kochi su richiesta italiana di libertà dietro cauzione (“bail”) per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i rappresentanti legali dello Stato del Kerala hanno accettato di rinunciare ad utilizzare, per l’accusa nei loro confronti, gli argomenti contenuti nel cosiddetto “SUA Act’” per il contrasto del terrorismo internazionale.
Da quanto riferisce l’ANSA, l’avvocato che rappresentava gli interessi dello Stato del Kerala è intervenuto nel dibattito su questo argomento rinunciando ad insistere nell’ applicazione di una Convenzione la cui terza sezione avrebbe praticamente impedito di prendere in considerazione il beneficio della libertà su cauzione. Il legale ha comunque chiesto che, nel caso di una concessione della clausola del “bail”, il giudice ponga strette norme per garantire la reperibilità dei marò in occasione di un futuro processo.
La convenzione, nota come “Sua Act” (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation, 1988) o anche “Convenzione Lauro” (perché nata in seguito al dirottamento dell’Achille Lauro, era stata citata dai rappresentanti del Kerala per giustificare l’applicabilità delle leggi indiane in acque internazionali. In particolare, il Sua Act definisce il terrorismo marittimo come dirottamento di una nave, violenza contro le persone che si trovano a bordo o danneggiamento della nave o del suo carico. Secondo l’accusa indiana, nella definizione di nave rientrava anche quello del peschereccio attaccato dalla petroliera Enrica Lexie.
L.G.
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