Si sono spente solo da pochi giorni le luci della Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia ma tutto sembra essere nient’altro che un lontano ricordo. Tante parole, tante manifestazioni e tanti eventi che le notizie che si rincorrono nelle ultime ore sembrano aver sepolto. Per il settimo anno consecutivo, infatti, Mosca ha vietato lo svolgimento del Gay Pride. Ad annunciare la notizia è stato Vassili Oleinik, alto dirigente del Dipartimento di sicurezza regionale di Mosca. Il sindaco Sobyanin ha ritenuto opportuno impedire il corteo perché lederebbe gli altri moscoviti che omosessuali non sono e, in particolare, la manifestazione non sarebbe nient’altro che ”una provocazione che causa danni morali a bambini e ragazzi”.
Gli organizzatori del Gay pride, guidati da Nikolai Alexeyev, avevano chiesto l’autorizzazione a percorrere le strade del centro per riunirsi in Piazza della Rivoluzione, nei pressi del Cremlino. Alexeyev si era dichiarato pronto “ad accettare qualunque locazione e a garantire che non ci sarebbero state oscenità”. Negli ultimi anni il vecchio sindaco Luzhkov era arrivato a definire la manifestazione come qualcosa di “satanico”, e ora, nonostante il cambio della guardia, le cose non sono certo migliorate nonostante i richiami della Corte europea dei diritti umani. I promotori della manifestazione però hanno detto che non si fermeranno di fronte all’ennesimo “no” e scenderanno in piazza anche a costo di arrivare a scontrarsi con le forze di polizia.
A queste parole, le cupole del Cremlino hanno iniziato a tremare e il governo Putin ha creato una legge che prevede sanzioni di 38 mila euro per chi organizza e 25 mila euro per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate. Oggi, giorno previsto per il voto, gli altri tre partiti ( Comunisti, Russia Giusta e liberaldemocratici) hanno minacciato di abbandonare l’aula se l’emendamento fosse stato presentato. Putin si è detto disposto a ridurre le multe a 25mila euro per gli organizzatori e a 12.500 euro per i partecipanti, ma comunque non farà retro front sul far votare la legge. Alla fine il presidente della Duma ha deciso il rinvio a martedì prossimo mentre la Corte Costituzionale ha sentenziato che gli organizzatori delle manifestazioni dovranno pagare la multa per il superamento del numero autorizzato di partecipanti solo se esso rappresenta una “reale minaccia” alla sicurezza. Ma al momento i moscoviti possono dormire sonni tranquilli dato che l’unica manifestazione prevista, e autorizzata, da Mosca è quella promossa dalla chiesa ortodossa per il 26 Maggio in nome della difesa dei valori “tradizionali” della famiglia.
Luca Iacoponi
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