di Francesco Tortora
Sarath Fonseka è libero. Il 21 maggio 2012 sarà certo una data storica importante da ricordare in Sri Lanka, soprattutto sulla strada che conduce alla pacificazione nazionale. Avevamo visto giusto quando proprio su questo sito avevamo –tra i pochissimi in Italia- segnalato l’importanza e la crucialità dello Sri Lanka nello scacchiere dell’Oceano Indiano, così prepotentemente balzato agli onori delle cronache internazionali causa pirateria navale, persino nelle nebbie delle sopite ambientazioni massmediatiche italiane solitamente dormienti su temi riguardanti gli affari esteri a meno che non riguardino direttamente qualche nostro connazionale, come nel caso dei marò sotto processo in India, tanto per restare in zone geograficamente limitrofe allo Sri Lanka.
“Spero di regalare un futuro migliore a voi e alle nuove generazioni, libero dalla corruzione. Prometto di portare la primavera alla Nazione”, ha affermato Sarath Fonseka, appena liberato dal giogo impostogli dal regime militare di Mahinda Rajapaksa all’indomani delle contestatissime votazioni del 2010 dove era candidato anch’egli alla presidenza ma dalle quali fu messo fuori gioco a causa di brogli elettorali (come confermato da osservatori internazionali) ed a causa della paventata intenzione di Sarath Fonseka di mostrare ai cingalesi ed al mondo intero documenti compromettenti su Mahinda Rajapaksa e sui metodi militari adottati durante la guerra al movimento paramilitare delle famigerate Tigri Tamil.
Gli osservatori della politica cingalese ed alcuni attivisti locali ritengono che ora finalmente Fonseka possa tornare nell’agone politico, ripulire la propria immagine infangata da accuse pare artatamente costruite contro di lui, accuse per le quali era stato dipinto come un
Ovviamente, non mancano coloro che ritengono Fonseka non sia adatto ad essere Presidente dello Sri Lanka, ritenendo che sia adatto a dare piuttosto ordini militari ma non a scegliere la strada del compromesso e della diplomazia politica per tenere insieme le varie anime cingalesi. Alla luce dei fatti finora intercorsi, però, non è che Mahinda Rajapaksa, anch’egli militare di formazione, generale collega di Fonseka nella guerra alle tigri Tamil, abbia dato gran prova di democraticità, da questo punto di vista. La Democrazia in Sri Lanka –di fatto- è stata finora commissariata dai militari. Il ritorno di Fonseka sulla scena nazionale apre certamente un ventaglio di opportunità prima inimmaginabili. Bisogna poi precisare che la decisione del Consiglio dei Ministri che ha approvato l’ordine di scarcerazione di Fonseka, il quale dall’8 febbraio 2010 era detenuto nel carcere di Walikada, giunge in realtà come “fine pena” piuttosto che nella forma di un atto di clemenza del Presidente Rajapaksa.complottista ai danni della Nazione cingalese e dovrebbe adottare una configurazione politica sotto forma di alleanza con Ranil Wickramasinghe e Sambandan ovvero altri leaders dell’opposizione a Mahinda Rajapaksa. Nonostante il “perdono” cioè un atto velato pubblicamente di clemenza concesso da Mahinda Rajapaksa, è ferma l’intenzione di Fonseka, comunque, di aprire un impeachment contro l’attuale Presidente Rajapaksa per l’illegalità applicata in occasione del suo arresto e soprattutto per restituire dignità e indipendenza alla Magistratura, finora tenuta sotto scacco.
Si è trattato di un periodo di circa tre anni di detenzione, durante i quali Fonseka si è ammalato mentre continuava a sostenere di essere stato vittima di brogli elettorali e di un arresto giunto proprio in tempo per escluderlo dalla lotta politica cingalese. E tutto questo senza che gli fosse concesso un equo processo. Nel mentre, è giunto il sostegno degli attivisti, del fronte politico che ha sempre fatto riferimento al suo nome e che ha visto guida sua moglie Aparna Fonseka e dei Buddhisti in Patria. A livello internazionale, invece, si è alquanto traccheggiato, vedendo Mahinda Rajapaksa intessere via via relazioni diplomatiche sia con Nazioni Occidentali estremamente attente ad avere un caposaldo amico nell’Oceano Indiano (soprattutto per la annosa questione della pirateria navale) sia con Nazioni che l’ex Presidente USA George W. Bush non avrebbe esitato a definire “Stati canaglia”, Stati attenti invece alle risorse ed ai beni primari di cui lo Sri Lanka è ricco.
Ora lo scenario politico cingalese si “libera” e si apre a nuove prospettive. Tutto torna alla fine della guerra (vinta) contro le Tigri Tamil. Le polemiche laceranti sui metodi applicati per conseguire quella sanguinosa vittoria ora fanno parte di un repertorio impastato di avvocati, carte giudiziarie e giudici (con la speranza che ora questi possano essere più obiettivi). Adesso il bene primario è la tenuta e l’unità della Nazione cingalese. Non si può però fare a meno di constatare che lo scenario sud est asiatico ed estremo orientale, dove il Premio Nobel per la Pace 1991 Aung San Suu Kyi è tornata anch’essa libera, dove in Thailandia il Premier è Yingluck Shinawatra, una donna manager di 45 anni e Sarath Fonseka in Sri Lanka torna alla libertà ed alla vita civile, è parecchio più vivo ed interessante dell’Occidente, tutto ripiegato sulla crisi economica, nelle pieghe dolorose della disoccupazione e dei suicidi, tutto imploso nel ventre molle degli andamenti incerti del Capitalismo e di vecchi schemi di potere economico/finanziario che alla prova del Tempo stanno subendo colpi durissimi.
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