di Francesco Caselli
John Mpaliza è originario della Repubblica Democratica del Congo (RDC), abitante di Reggio Emilia da 18 anni ma senza avere la cittadinanza italiana. John partirà da Reggio per raggiungere la capitale europea, Bruxelles, percorrendo quasi 1600 chilometri nell’arco di un mese e mezzo di tempo. La marcia inizierà come protesta contro la mancanza di indipendenza e di libertà del popolo congolese nello scegliere il suo destino politico ed economico-sociale.
Vuoi raccontarci la tua storia e il motivo che ti ha spinto a venire in Italia?
Sono del Congo, ho 42 anni, vivo in Italia da 18, stabilmente a Reggio Emilia da 13 anni. Ho lasciato il mio Paese perché c’erano condizioni molto difficili dopo una dittatura durata 32 anni. Nell’89 con la caduta del muro di Berlino, gli studenti sono stati quelli che maggiormente hanno potuto dire no alla dittatura. Il vento della Perestrojka era arrivato anche da noi. Io ero uno studente universitario e nel ‘92 le università sono state chiuse per le continue proteste e io mi sono trovato costretto a fuggire dal mio Paese perché ero un’attivista delle proteste. Mi sono fermato un anno in Algeria a studiare e visitando l’Europa e il soggiorno prolungato a Roma è stato un caso. Io ero nella città come turista ma la sera ho perso l’aereo per tornare a casa e poi ho saputo che la stessa giornata c’è stato un attentato all’aeroporto di Algeri, era nel 1994, così sono rimasto.
Dopo l’incidente come ti sei adattato a vivere in Italia?
In Algeria avevo iniziato la scuola per diventare tecnico delle telecomunicazioni, ho dovuto interrompere i miei studi. E’ iniziato il mio percorso difficile in Italia, ho fatto la richiesta di asilo politico, ma come adesso, allora non funzionava niente. Mi danno il documento di 6 mesi con il divieto di lavoro e studio, non potevo mangiare e non sapevo dove dormire. Così mi sono arrangiato per tanto tempo, ma la vita era diventata amara: senza lavoro, senza studio, senza futuro. Nel 95-96 poi c’è stata una sanatoria e ho ottenuto il permesso di lavorare. Mi sono spostato in Emilia Romagna ho trovato lavoro, casa, ho ripreso gli studi d’informatica a Parma e una volta finito ho iniziato a lavorare al Comune di Reggio Emilia come informatico.
Come è nata l’esigenza di una marcia della pace?
Sono tornato nel mio paese nel 2008 e la situazione che ho trovato era drammatica ed indescrivibile. Quindi che fare? Purtroppo qui è difficile a muoversi per promuovere progetti, perché o sei pieno di soldi che puoi costruire qualcosa di soldi, altrimenti non si riesce a fare nulla. Quindi cosa fare? Sono andato a fare una marcia per la pace dalla Francia a Santiago e in 26 giorni sono stato insieme a 1000 persone e facendo interviste sono tornato con 300 messaggi di pace da parte della gente che incontravo nel cammino, con tante foto con la bandiera del Congo.
Vuoi raccontarci brevemente quale è la situazione in Congo?
L’Onu ha detto che dal 1993 al 2003 sono morti in Congo 5-6 milioni di persone, senza contare quelli tra il 2004 e il 2009, la cifra potrebbe salire a 7-8 milioni di morti, mi chiedo cosa si aspetta a parlare di questa situazione. Lì ancora si spara anche se la guerra è finita nel 2008. Ci sono dei rapporti ufficiali dell’Onu, qualcuno si è perfino spinto a dire che c’è stato un genocidio! Allora perché non se ne parla? Perché non si consegna alla giustizia chi ha operato questa strage? Ecco perché la marcia, è un mezzo per parlare di questo tema per farmi sentire. Io giro anche per le scuole, ho visitato recentemente diverse università per parlare di questa tematica.
Che cos’è realmente e cosa rappresenta la marcia?
La marcia congolese è un movimento che parte dal basso. E’ un movimento che coinvolge giovani e anziani, associazioni congolesi ed europee, artisti e intellettuali che hanno deciso di camminare insieme per portare il loro messaggio di rabbia e di pace. E’ la marcia di un intero popolo, una comunità che attraversa sette paesi europei per parlare alla gente comune e alle istituzioni europee e internazionali. La marcia è fatta di tanti incontri e scambi personali, ma soprattutto di una speranza: da soli non riusciremo a costruire la pace, è necessario un cammino condiviso che ci permetta di dare uno spazio e dei luoghi a questo massacro dimenticato, di dare giustizia a un popolo che merita di essere riconosciuto nella memoria e nella sofferenza di altri popoli e che soprattutto vuole collaborare con delle proposte concrete.
Che tipo di proposte?
Ra realizzazione di una road map per la pace nella Repubblica Democratica del Congo e nella zona dei Grandi Laghi. Tale road map deve prima di tutto affrontare la situazione all’interno di ciascun paese interessato con l’obiettivo di portare
alla legittimità dei governi ed all’alternanza democratica; poi portare ad un percorso di pace tra i vari stati della zona, percorso che deve portare alla riconciliazione tra i
vari popoli. Un altro obiettivo è una maggior attenzione verso il problema dei rifugiati e delle persone sfollate, attraverso iniziative di ricollocazione nei luoghi di origine dove possono riprendere la loro vita con il sostegno e la collaborazione delle organizzazioni per lo sviluppo; una maggiore lotta contro l’impunità delle organizzazioni armate (sia l’esercito che le milizie, sia congolesi che straniere) che sistematicamente calpestano i diritti umani e civili. A questo fine, si rende necessaria, in primis, una giustizia maggiore verso le vittime di guerra, una giustizia che non venga limitata da nessun ragionamento politico opportunistico. In secundis, è necessaria una ristrutturazione delle regole d’ingaggio che attualmente disciplinano l’intervento della Nazione Unite (MONUSCO), ma che spesso si vedono affiancate da un esercito che, secondo loro stesse, è diventato il maggior ostacolo nella costruzione della pace. A questo scopo, la protezione dei civili deve rimanere il primo obiettivo di qualsiasi intervento umanitario o di costruzione della pace.
Come è possibile partecipare alla marcia?
La marcia inizierà il 28 luglio 2912 e finirà il 22 settembre 2012, possono partecipare tutti, si può fare visionando il sito www.peacewalkingman.org, a breve ci potrà segnare. La mia mail è john.mpaliza@gmail.com , mentre il mio contatto Facebook è john.mpaliza.
Una volta finita la marcia cosa farai della tua vita?
Tornerò in Congo e starò lì per un anno e cercherò di studiare i problemi da vicino per poter dare il mio contributo nel pratico. Io sono informatico e mentre sto in Italia sto raccogliendo computer vecchi, non più di 5 anni, da portare giù in Congo insieme alla ad alcune Ong, e distribuire nelle scuole attraverso dei bandi di gara. In modo che anche i ragazzi sappiano utilizzare il computer e imparino a lavorare con i nuovi strumenti della comunicazione. Anzi colgo l’occasione per chiedere un aiuto, chi ha dei computer da buttare (non più vecchi di 5 anni), può scrivermi e insieme possiamo organizzare una raccolta per il Congo.
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto