Sud Sudan stati di Upper Nile e Unity. Centocinquanta mila rifugiati in fuga dal Sudan, in un contesto dove mancano ripari, acqua potabile e cibo, con la stagione delle piogge in arrivo.
Questa la realtà descritta da Chiara Burzio di Medici Senza Frontiere che intervenendo ad una conferenza stampa, racconta di una “crisi umanitaria annunciata”. Di ritorno dal campo di Jamam, nello Stato dello Upper Nile la volontaria racconta: “Non ho mai visto nulla di simile. Ho visto bambini e adulti morire per disidratazione o diarrea acuta, dopo aver percoso decine di chilometri a piedi senza cibo e acqua, a una temperatura di oltre quaranta gradi”.
Particolarmente allarmante è la mancanza di acqua, la cui distribuzione è ben al di sotto degli standard internazionali. “L’acqua si sta esaurendo e quando non ci sarà più, in 35 mila ne resteranno senza” ha quindi denunciato la Burzio, che ha poi sottolineato “la diffusa malnutrizione di cui soffrono i più piccoli” e le generali condizioni di precarietà di centinaia di profughi a ridosso della frontiera, “non avendo le forze” per raggiungere i campi per rifugiati.
Non è sufficiente neppure l’opera di potabilizzazione idrica messa in atto da Msf, a causa delle “pessime condizioni delle strade, che con la pioggia si riempiono di fango diventando impercorribili” come ha dichiarato il direttore di Msf Italia, Kosta Moschochoritis, il quale ha poi fatto appello alla comunità internazionale affinché si mobiliti concretamente per rispondere all’emergenza nel Sud Sudan che il 9 luglio celebrerà il primo anno d’indipendenza.
Paola Totaro
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