Il Paraguay è nel caos politico. In poche ore il presidente Fernando Lugo è stato destituito al termine del via libera del Senato ad un processo di impeachment, lasciando spazio al vicepresidente Federico Franco. Lugo era stato accusato di “inettitudine e mancanza di decoro”, in particolare per l’aumento delle violenze nel Paese, sfociate l’altra settimana in scontri tra polizia e contadini, con un bilancio di 17 morti tra cui 8 agenti.
La denuncia è stata presentata al Senato dall’estrema destra e tra le argomentazioni portate, ne ha alcune poco chiare: ad esempio la presunta responsabilità del presidente per “l’insicurezza” nel Paese e il fatto di aver favorito un clima di confronto politico ad Asuncion. L’impeachment è stato approvato con 39 voti favorevoli e 4 contrari.
Dopo la destituzione del presidente, nella Piazza delle Armi di Asuncion, si sono radunati migliaia di simpatizzanti del capo dello Stato, per lo più contadini e sono scoppiati diversi incidenti tra loro e la polizia. Lugo ha accettato la votazione, e poche ore dopo il vicepresidente Federico Franco, ex alleato di Lugo ma diventato negli ultimi anni suo principale avversario, ha giurato come prevede la Costituzione.
L’impeachment è stato respinto dall’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur). Ale Rodriguez, venezuelano, ha avverto che i paesi dell’Unasur potrebbero applicare la “clausola democratica” prevista dall’organismo e non riconoscere il governo che prenderà il posto di Lugo. Venezuela, Nicaragua e Bolivia, parlano di “colpo di stato mascherato”.
Anche il Segretario generale dell’Osa, José Miguel Insulza, ha utilizzato il termine “golpe” dato che il “processo legale e costituzionale è stato rispettato” ma ha sottolineato come “la democrazia paraguaiana non soffrirebbe alcun danno se si attendesse ancora del tempo permettendo delle migliori condizioni per la difesa diLugo”.
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