Il nuovo presidente serbo Tomislav Nikolic inaugura il suo mandato tra le polemiche, negando il genocidio di Srebrenica del 1995. Dopo le intenzioni filo-europeiste e l’abbandono dell’ultranazionalismo, le ultime dichiarazioni dette davanti le telecamere della tv montenegrina, sembrano far vacillare le promesse moderate del nuovo presidente.
Secondo Nikolic non è possibile parlare di genocidio nel vero senso del termine, non essendoci stata premeditazione. “A Srebrenica vi è stato un grande crimine, commesso da alcuni esponenti del popolo serbo che bisogna trovare, processare e condannare” ha detto il presidente durante l’intervista, “ma non bisogna che ciò provochi conflitti tra la Serbia e la Croazia, tra i Serbi e i Croati e tra i Serbi e Bosniaci. Non deve influenza le relazioni tra i nostri paesi, i nostri popoli”.
La dichiarazione va contro la decisione della camera d’appello del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, che nel 2004 ha riconosciuto il massacro di Srebrenica come un genocidio. Durante la strage avvenuta dopo la guerra in bosnia tra il 1992 e il 1995 vennero uccisi 8300 musulmani a opera dei serbo-bosniaci del generale Ratko Mladic, attualmente processato all’Aja.
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