Annan a colloquio con Assad: “Pronto il piano da presentare ai ribelli”

Gli innumerevoli tentativi che, nelle recenti settimane, sono stati promossi dalla comunità internazionale per riportare la pace in Siria sono falliti. Che si trattasse di improbabili opzioni atte alla negoziazione o di secchi ultimatum rivolti al presidente Bashar al Assad, il sogno di ridare dignità al Paese siriano non è stato nemmeno sfiorato.

Almeno fino a stamattina. L’inviato Onu-Lega Aaraba Kofi Annan ha incontrato, infatti, al Assad, (in)discusso presidente in carica dal 2000. I due hanno cercato di individuare quello che è stato definito il giusto “approccio” per arginare le violenze in Siria. Le voci che giungono da Damasco parlano di accordo raggiunto. Obiettivo comune: sottoporre le trattative e le proposte ai ribelli armati. All’opposizione, dunque, saranno comunicati gli eventuali modi e mezzi attraverso i quali ridurre drasticamente (per poi eliminare del tutto) i disordini e le violenze esplose nel Paese.

Tuttavia, mentre i due discutevano (a quanto pare, in maniera risolutiva), le forze governative e le truppe regolari siriane continuavano a bombardare la vecchia città di Homs. E anche a Damasco, sede del vertice, duri scontri hanno infuocato le vie del quartiere di Khalidiya. Stando a quanto riportato dai Comitati locali di coordinamento dell’opposizione, sarebbero morte 17 persone, che vanno ad aggiungersi alle 60 vittime dei giorni scorsi.

Benché il sangue continui a scorrere nelle strade di Damasco, Kofi Annan, “a latere” del vertice odierno, ha parlato di un incontro “franco e costruttivo”, che fa ben sperare anche per quanto riguarda l’esito del prosieguo della sua missione. Oggi, infatti, il leader della Lega Araba sarà a Theran, forte della sua convinzione (mai sottaciuta) di un coinvolgimento iraniano nella crisi della Siria.
L’eco dell’intervento diplomatico dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite è giunta a Mosca. Parlando al corpo diplomatico russo, il presidente Putin ha auspicato che la crisi siriana possa risolversi pacificamente. Queste le parole del leader del Cremlino: “Sono convinto che dobbiamo fare tutto il possibile per portare le parti in confitto a trovare una soluzione politica pacifica su tutti i temi in questione”.

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Putin, poi, si è lasciato andare a un duro commento sul ruolo e sugli interventi dell’Occidente, colpevole, a suo dire, di voler conservare una specie di egemone influenza attraverso “le operazioni umanitarie e l’esportazione della democrazia dei missili e delle bombe”. Le sue parole sono destinate a inasprire una dura polemica che deforma ormai da tempo i rapporti tra Usa e Siria.
Solo ieri, infatti, al Assad si era lasciato andare a uno dei suoi soliti moniti contro gli Stati Uniti, rivolgendo, a Hillary Clinton, queste parole: ”Chi sostiene il regime ha i giorni contati”. Una minaccia che, nel tono, non può non riportare al trattamento riservato ai dissidenti interni, il cui massacro, nonostante i vertici, le dichiarazioni ufficiali e i sorrisi istituzionali, continua.

Emilio Garofalo


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