Arafat ucciso dal polonio, si apre l’inchiesta

L’emittente araba Al-Jazeera, dopo un’indagine durata nove mesi, riapre il caso sulla morte di Yesser Arafat. L’istituto Radiofisico di Losanna dopo aver effettuato dei test su alcuni effetti personali del leader palestinese quali i suoi vestiti, lo spazzolino da denti e la sua kefiah ha riscontrato degli altissimi livelli di polonio, elemento altamente radioattivo.

Arafat, ammalatosi nell’ottobre 2004, lasciò il suo quartier generale a Ramallah in Cisgiordania per essere ricoverato in un ospedale di Parigi presso il reparto di ematologia, dove morì l’11 novembre dello stesso anno. Le analisi condotte al momento della morte non evidenziarono la presenza del veleno nel suo organismo e si vociferò che le cause del decesso si potessero ricondurre a malattie come il cancro, la cirrosi epatica e perfino l’aids.

Francois Bochud, direttore dell’istituto Radiofisico di Losanna ha dichiarato: “Posso confermare che abbiamo misurato un’inspiegabile, ed elevata quantità di polonio-210 negli effetti personali di Arafat, che contenevano macchie di liquidi biologici, ma per confermare i risultati e arrivare a ricostruire le cause della morte – ha continuato Bochud  –  è necessario riesumare il corpo e testarlo per il polonio-210. Dobbiamo farlo abbastanza velocemente perché il polonio è in decomposizione, quindi se aspettiamo troppo a lungo, di sicuro, qualsiasi prova possibile sparirà”.

Immediato l’intervento della vedova del leader palestinese che afferma ai microfoni di Al Jazeera “Dobbiamo andare oltre per rivelare la verità a tutto il mondo arabo e musulmano”. Su questa vicenda è intervenuto anche il negoziatore palestinese Saeb Erakat chiedendo la formazione di una commissione d’inchiesta internazionale sul modello di quella per l’assassinio del premier libanese Rafic Hariri.

Il polonio- 210 fu scoperto da Marie Curie nel 1898 e sua figlia Irene fu la prima vittima di questo elemento radioattivo a causa dell’eccessiva esposizione in laboratorio. Un altro caso di polonio- 210 risale al 2006, quando Alexander Litvinenko, ex spia russa, moriva a Londra per avvelenamento da isotopo radioattivo. Le autorità britanniche stabilirono che l’isotopo gli venne somministrato attraverso un thé servitogli in un ristorante di sushi.

S.O


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