A Bogotà il comune ha deciso di assumere alle proprie dipendenze 12 donne sfigurate dall’acido. Una delle vittime colombiane si chiama María Fernanda Núñez Gutiérrez. A 22 anni era una bella ragazza. Studentessa, un corpo da modella, aspirava al titolo di Señorita Norte de Santander. Un giorno María viene avvicinata sulla porta di casa da un ragazzo, all’apparenza innocuo, che le getta dell’acido sul viso. La terribile violenza getta la Colombia nell’orrore, tanto che qualcuno propone anche la sospensione di Miss Colombia. Ma il viso sfigurato della ragazza viene presto dimenticato.
Purtroppo la storia di María non è isolata. Il primo caso di donna sfigurata dall’acido risale a 18 anni fa quando Gina Potes, una bella diciassettenne bogotana, riceve una visita nella sua casa. Una signora che le chiede informazioni su una scuola materna. Sembra sola ma all’improvviso ne appare un’altra che le dice “Come ti permetti di essere così carina?” e senza darle il tempo di scappare le butta acido sul volto. All’ospedale El Tunal, ignorata da medici e infermieri e dopo 5 ore di attesa, la ragazza viene ricoverata all’Unidad de Quemados dell’Hospital Simon Bolívar. Oggi, dopo 25 operazioni chirurgiche ed un calvario infinito, Gina ha un viso “quasi normale”.
In Colombia, il 98% delle vittime è stata colpita al viso, il 50% delle quali ha perso un occhio. Dal punto di vista chirurgico le zone più difficili da ricostruire sono il naso, le palpebre e la bocca al contrario delle guance che sono più agevolmente ricostruibili. E come se non bastasse, queste cure sono anche costosissime: solo per i primi interventi occorrono più di 40 mila euro.
Per fortuna la Colombia sta cambiando atteggiamento nei confronti di questo orrore. Lo dimostra il comune di Bogotà che, per sensibilizzare ed educare la città ha scelto di dare un lavoro a 12 di queste donne sfigurate, sostenendole anche dal punto di vista medico-chirurgico, psicologico e legale.
Gina Potes è una delle artefici di questo cambiamento: “Per 15 anni – ha dichiarato la donna – ho vissuto nell’oblio, senza giustizia, in una indifferenza assordante, così ho deciso di battermi per la salute e il futuro di tutte le vittime di questo abominio. Ora le cose stanno cambiando. L’opinione pubblica è più attenta, diminuisce l’indifferenza, diminuisce la discriminazione anche perché una cicatrice sul nostro volto non ci rende meno donne delle altre”.
Paola Totaro
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