Il congolese Thomas Lubanga, ‘signore della guerra’ che lo scorso marzo le Nazioni Unite hanno riconosciuto colpevole di aver reclutato bambini, è stato ora condannato a quattordici anni di carcere dal Tribunale Penale Internazionale dell’Aja. L’uomo si servì di bambini e bambine sotto i 15 anni: i maschi costretti ad arruolarsi nella sua milizia per combattere e obbligati a compiere atrocità; le femmine sfruttate come schiave sessuali dai ribelli agli ordini del criminale.
Lubanga, 51 anni, un ufficiale rinnegato dell’Esercito della Repubblica Democratica del Congo, durante la seconda guerra del paese dell’Africa centrale (1998-2003) ordinò eccidi etnici nella provincia nord-orientale di Ituri, dopo la conquista nel 2002 del capoluogo Bunia. Fondatore dell’Unione dei Patrioti Congolesi, un movimento insurrezionale appoggiato dall’Uganda, il criminale è stato anche comandante delle Forze Patriottiche per la Liberazione del Congo, braccio armato del gruppo.
Lubanga è stato il primo criminale di guerra, ricercato e poi arrestato su ordine di cattura dei magistrati delle Nazioni Unite. In carcere dal 2006, nel centro di detenzione speciale del Tpi a Scheveningen a L’Aja, l’uomo, che si è sempre dichiarato innocente; dovrà rimanere in carcere ancora soli 8 anni.
Luis Moreno-Ocampo, giurista argentino, è stato procuratore generale del Tpi e per Lubanga aveva chiesto trent’anni di reclusione. Adrian Fulford, inglese, presidente del collegio giudicante ha però spiegato che l’accusa non era stata in grado di provare le imputazioni sessuali oltre ogni ragionevole dubbio.
Anche l’Unicef in un suo comunicato ha voluto esprimere tutta la sua soddisfazione per l’avvenuta condanna di Lubanga. “Questa è una vittoria di immenso valore per la protezione dell’infanzia nei conflitti”, afferma Anthony Lake, Direttore esecutivo dell’UNICEF. “La condanna di Thomas Lubanga da parte della Corte Penale Internazionale è un chiaro messaggio per tutti i gruppi armati che schiavizzano e brutalizzano i minori: l’impunità non sarà tollerata!”
Paola Totaro
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