La Danimarca fa da capofila, in Europa, sulla tassazione del cosiddetto junk food, ossia del cibo spazzatura. Il denaro “extra” proveniente da caramelle e cioccolata (ma non solo), servirà a ridurre le tasse sul lavoro. L’idea è venuta a Torbjorn Christensen, consigliere per le questioni energetiche e ambientali del Ministero danese del Fisco, che ha spiegato, dati e cifre alla mano, come questa possa essere una via d’uscita per alleggerire il già pesante tributo che i danesi versano alle casse dello stato: “I danesi non soffrono di particolari problemi d’obesità” spiega Christensen “ma abbiamo alle spalle già una buona esperienza per quanto riguarda il tabacco e gli alcolici, che decenni fa furono pesantemente tassati, avendo avuto così dei riscontri economici positivi ma soprattutto ottimi riscontri sulla salute dei cittadini”.
Il paese scandinavo “vanta” una tra le tassazioni sui redditi dei lavoratori più alte del mondo. Le tasse, che possono arrivare a pesare nella misura del 60% della busta paga, servono a mantenere l’oneroso welfare danese, un sistema che ha fatto da modello a livello mondiale, ma che negli ultimi anni inizia a scricchiolare, colpa della crescente disoccupazione e della crisi, anche se da queste parti non raggiunge affatto i livelli di allarme come in altre parti d’Europa. Naturalmente i più soddisfatti sono, assieme ai cittadini, i sindacati, come il leader del LO, ( Lands-organisationen, la più grande organizzazione sindacale del paese ) che parla di una legge finalmente a tutela dei cittadini.
In realtà l’idea al parlamento danese era già stata discussa mesi fa, ma ora sembra molto più concreta la possibilità che diventi legge: non saranno tassati comunque solo caramelle e cioccolata, ma anche patatine e gli alimenti che hanno un contenuto di grassi saturi superiore al 2.3%; il beneficio per le tasche dei danesi si vedrà già nel 2013 con un alleggerimento delle tasse o, nella peggiore delle ipotesi, nessun aumento per il prossimo anno, notizia questa quasi incredibile nell’Europa falcidiata dalla crisi.
Emiliano Rossano
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