di Emilio Garofalo
Axel Kicillof ha 40 anni, di professione fa l’economista. Ha stretto, negli ultimi anni, collaborazioni importanti con il Governo argentino. Una carriera più che brillante, cominciata all’Università di Buenos Aires e proseguita a suon di incarichi, fino ad approdare a quelli istituzionali e governativi.
L’altro ieri è giunta l’ennesima conferma del suo talento, trasformatosi, nel tempo, in potere: con due decreti pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, è stata istituita una Commissione per la sovrintendenza e il coordinamento degli investimenti finanziari di compagnie estere e locali operanti nel settore degli idrocarburi.
Ancora una volta, a trionfare è stato quel suo stampo keynesiano, derivatogli dalla carriera di ricercatore, docente universitario e professionista di prim’ordine, che lo ha elevato sino al rango di punto di riferimento dell’intera politica economica del Paese sudamericano. Dalla sua parte si sono schierati anche i media, concordi nel considerarlo una specie di “guru” della finanza applicata allo sviluppo economico.
Il nuovo incarico va ad aggiungersi a quello di Segretario di Politica economica che ha consentito a Kicillof, tratti somatici ameni e attraenti, valorizzati da uno stile elegante ma informale (secondo il quotidiano spagnolo El Pais, a lui solo è concesso di non indossare la cravatta durante i meeting politici e istituzionali), di sedere sullo scranno di vice Ministro delle Finanze.
Ma veniamo alla Commissione istituita dal Governo: Axel Kicillof – tra l’altro uno dei massimi consiglieri del Presidente della Nazione, Cristina Fernandez de Kirchner – dovrà controllare l’attività, il flusso di capitale, gli investimenti degli enti societari operanti nel ramo e sovrintendere all’operato degli uomini delle istituzioni che ricoprono anche ruoli nei consigli d’amministrazione, o all’interno degli assetti delle società e delle multinazionali. In totale, il giovane professore sarà il responsabile di circa una trentina d’aziende collegate all’indotto economico e finanziario argentino.
Perfezionata la procedura di insediamento in questo nuovo incarico, Kicillof avrà 90 giorni di tempo per riassumere, schematizzandola in uno specifico Registro Nazionale, la storia di tutte le imprese che operano con gli idrocarburi, nelle specifiche varianti previste dalla natura dei composti organici, per consentire intervento e controllo della parabola economica di ciascuna di esse.
Questa gestione radicale delle forze industriali e finanziarie del Paese, fortemente voluta dal Governo e, come quasi tutte le operazioni in materia di politica economica, prontamente affidata al ricercatore dell’Università di Buenos Aires, farà di Kicillof il dirigente di politici e imprenditori. Alle sue strette dipendenze, infatti, non vi saranno soltanto i protagonisti dell’alta finanza e della politica industriale ma anche gli stessi rappresentanti dello Stato, che potranno partecipare alle riunioni societarie e aziendali solo in presenza d’un suo parere favorevole.
Le nuove normative consegnano “brevi manu” ampie porzioni della guida governativa dell’Argentina ad Axel Kicillof, che avrà anche il potere di intervenire, positivamente o con nette chiusure, sulla gestione delle quote azionarie che lo Stato detiene nelle grandi società locali e straniere.
Un ulteriore ambito di intervento, da gestire in piena autonomia e messo, dunque, “a disposizione” dell’economista quarantenne, è quello della vigilanza di determinati settori dell’economia nazionale. A renderlo noto, è stato il quotidiano Financierò: Axel Kicillof potrà anche chiedere a qualsiasi Authority di visionare i libri o i documenti di tutte le società di sua competenza.
Un’ingente mole di lavoro, per un analista che ha sempre tagliato i suoi traguardi professionali senza sconfessare le sue scelte “radicali” e intervenendo, talvolta duramente, nelle questioni economiche. Alex Kicillof rimane un uomo di potere atipico, un professore “senza cravatta”. Punto di riferimento di un Governo che continua ad affidarsi a lui con sempre più insistenza.
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