L’onorevole Jean-Léonard Touad, rappresentante in parlamento dell’Italia interculturale e strenuo sostenitore delle principali campagne di inclusione sociali attualmente in corso nel nostro Paese (dall’Italia sono anch’io per il diritto alla cittadinanza delle seconde generazioni a LasciateCIEentrare contro la censura che vige verso i Centri di identificazione ed espulsione) racconta in un post sulla sua pagina facebook i trent’anni in Italia, da studente congolese a parlamentare. Un racconto accorato, che abbiamo deciso di condividere con i nostri lettori.
Il 28 luglio di trent’anni fa iniziava, in una memorabile e torrida giornata estiva, la mia avventura in Italia. 35 anni di affinità elettiva con il paese con il quale, prima casualmente poi per scelta, ho deciso di legare il mio destino esistenziale e professionale. Era iniziata come una parentesi di studi universitari per poi tornare in Congo per partecipare allo sforzo di costruzione nazionale dopo la notte coloniale. Eravamo quella generazione nelle cui mani l’Africa affidava il compito prometeico di rubare il fuoco agli dei per portarlo al popolo. La vita, le circostanze del Congo alla fine degli anni 80′ ne hanno deciso diversamente. Ho scelto quindi di rimanere e di diventare italiano ( ero già francese essendo nato sotto la tutela coloniale di Parigi). Sono tra i primi afroitaliani degli anni 80′. Questa scelta sofferta di non tornare in Congo ha fatto di me, di fatto, un mediatore culturale del sogno euro-africano. Ho fatto di tutto perché l’esilio materiale non corrispondesse mai con l’esilio culturale, di passione e d’interesse con l’Africa alla ricerca del suo posto nella globalizzazione. E l’Italia e’, dovrebbe essere, il crocevia di questa ricerca. Vorrei solo dire grazie all’Italia e grazie per le esperienze che qui ho maturato nel bene e nel male. Grazie a tutte le persone che ho incontratone che mi hanno fatto crescere.
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