Amici e familiari si sono riuniti ieri per dare l’ultimo saluto a Rodney King, uomo simbolo degli scontri razziali di Los Angeles negli anni ’90 trovato morto il 17 giugno scorso nella piscina di Rialto, California. Al servizio funebre King è stato elogiato per non aver mai mostrato rancore verso quei poliziotti che lo pestarono 22 anni fa. Era il 3 marzo 1991 quando King venne fermato dalla polizia per eccesso di velocità e pestato da quattro poliziotti ignari di essere ripresi da qualcuno che osservava la scena da un balcone di una casa limitrofa. I quattro al processo furono assolti e la sentenza scatenò la rivolta dei neri a Los Angeles, che nel 1992 provocò la morte di ben 53 persone. Al funerale però gli amici non si sono soffermati sulla figura di King come simbolo, ma come uomo raccontando la sua infanzia, la tenerezza che aveva nei confronti della figlia e l’entusiasmo per la cintura ricevuta a seguito di un combattimento. «La gente non dovrebbe essere giudicata per gli errori che ha fatto, ma per come li supera», ha detto il reverendo Al Sharpton che ha aggiunto «Rodney King non ha mai deriso nessuno: nè la polizia, nè il sistema giudiziario, nessuno». Sulla morte di Rodney è stata aperta un’indagine anche se gli inquirenti non sospettano che sia stato un crimine.
S.O.
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