Si è insediato ieri il nuovo governo serbo, guidato dal socialista Ivica Dacic e composto da una coalizione a tre che vede tuttavia largamente dominanti conservatori, nazionalisti e socialisti. Termina in questo modo il lungo periodo di incertezza e stallo politico che ha bloccato il Paese balcanico dopo le elezioni di tre mesi fa, in un periodo già di per se difficile a causa della crisi economica. In una Serbia che tende ad accelerare il cammino verso l’Europa e, ancor più difficile, a riprendere un dialogo con il Kosovo.
E proprio di Europa e Kosovo si è occupato il nuovo premier Dacic, nel discorso di programma, tenuto in parlamento prima lungo dibattito e del successivo voto di fiducia. Dacic, che ha ricevuto le felicitazioni del nostro presidente del consiglio Monti, ha avuto un colloquio telefonico con il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton alla quale ha garantito l’impegno della Serbia ad approvare tutte le riforme necessarie per poter entrare a far parte dell’Unione Europea. Di primaria importanza, ne è consapevole il nuovo presidente del consiglio serbo, il risanamento economico.
Tra i primi ad incontrare il nuovo esecutivo sarà il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, il quale sarà a Belgrado il 30 luglio. In un messaggio inviato al suo omologo Ivan Mrkic, Terzi ha auspicato un rafforzamento delle relazioni strategiche tra Italia e Serbia.
La piega nazional-socialista aveva creato non pochi dubbi in molti osservatori europei che vedevano un possibile ritorno agli anni novanta, quando Ivica Dacic era stretto collaboratore di Slobodan Milosevic, alleati entrambi di Tomislav Nikolic (allora su posizioni ultranazionaliste), oggi nuovo presidente serbo.
Nikolic quattro anni fa si era però dissociato dalle posizioni più dure ed oltranziste fondando il Partito conservatore e moderato, Sns – Partito del progresso serbo – che ha vinto alle elezioni del maggio scorso ed ha stretto alleanza con il Partito Socialista – Sps – di Dacic.
L’Sps era stato a sua volta molto riformato in senso liberale da Dacic nel 2006, come aveva fatto anche Mladjan Dinkic con il suo Partito delle Regioni, l’Urs.
Dacic – che manterrà l’incarico di ministro dell’Interno che aveva nel passato esecutivo di centro-sinistra – durante il proprio discorso programmatico al parlamento ha più volte ripetuto che il suo governo guarda al futuro e non al passato. “Non vogliamo più divisioni, ma intendiamo lavorare insieme per il bene della Serbia, che vuole essere fattore di pace, stabilità e riconciliazione nei Balcani”, ha poi aggiunto.
Paola Totaro
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