Nel XVI Secolo, dopo la morte di un pascià che, considerando tabacco e caffè alla stregua di pericolose droghe, aveva pensato bene di vietarne il consumo, i Turchi ricominciarono a fumare in piena libertà, anche in modo eccessivo. Al punto che, notoriamente, a loro è spettato, nei secoli successivi, il famoso primato, sfociato poi nel detto comune: “fumare come un turco”.
Oggi, a distanza di cinque secoli, una nuova iniziativa politica promette di condizionare profondamente i costumi del popolo turco: su proposta del Partito per la giustizia e lo sviluppo, il governo ha approvato nuove norme restrittive sul consumo di tabacco, inasprendo ulteriormente la legge anti-fumo varata nel 2009.
A finire nel mirino del primo ministro (nonché leader del partito conservatore) Recep Tayyip Erdoğan, sono i narghilè, status symbol della Turchia ottomana.La Grande Assembleadi Ankara ha deciso, innanzitutto, di vietare le famose “pipe ad acqua” ai minorenni ( In Turchia, la maggiore età si raggiunge al compimento del 18esimo anno di vita). Chi vorrà, invece, continuare a fumare dal famoso “contenitore a spirale”, dovrà ridurre i quantitativi di tabacco.
Il governo è anche intervenuto sul fronte della propaganda: sui narghilè devono ora figurare avvertimenti e immagini dissuasive, le stesse che, per legge, sono riportate sui pacchetti di sigarette. Colpita anche la pubblicità, con un inasprimento delle norme sugli spot occulti finalizzati alla promozione del tabacco. Abolita la presenza casuale di prodotti da fumo all’interno di video pubblicitari di altri prodotti.
Il percorso legislativo cominciato nel 2009, dunque, ha subito un brusco irrigidimento: dopo aver disposto il divieto di fumo in tutti i luoghi pubblici, negli uffici, nei bari e nei ristoranti, nelle stazioni e, ancora, negli stadi e nelle aree giochi per bambini e, per finire, in treno, taxi e aereo, anche i famosi punti di incontro riservati agli amanti del fumo lento da narghilè sono finiti sotto la “scure” salutista di Erdoğan.
Un’ iniziativa, quella del Governo, che ha tutto il sapore di una vera e propria rivoluzione. Nel Paese, infatti, accendere una sigaretta è sempre stato un gesto comune, considerato alla mercé di un diritto. Il popolo turco, nel vizio del fumo, si è sempre riconosciuto, al punto da individuarne il principale tratto identitario.
Tuttavia, nonostante la sua storia secolare, nelle principali città del Paese, dai quartieri occidentali di Ankara fino alle zone arabe di Istanbul, passando per le strade rurali, i turchi sembrano rispettare il divieto. Una buona notizia per tutte le associazioni sociali di stampo islamico, diffusesi durante gli anni del governo conservatore di Erdoğan, da sempre schieratesi a favore delle limitazioni di alcol e tabacco.
Muharrem Balci, presidente di una di queste,la Yesilai, ha accolto positivamente le nuove norme varate dall’esecutivo. Pur ricordando che c’è molto da fare ancora, in un Paese dove un terzo della popolazione consuma grandi quantità di tabacco, Balci ha salutato le restrizioni con queste parole: “’La Turchia è ora fra i primi paesi dell’Ocse nella lotta contro il fumo”.
Emilio Garofalo
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